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Ha sempre vissuto all'ombra del fratello e sempre sotto il comando del padre. John, grande Presidente degli Stati Uniti, ha sempre avuto Robert come primo consigliere e braccio destro nella lotta per la giustizia. Questo libro è un viaggio nella sua unica campagna elettorale per la Presidenza. Sarebbe stato sì, il Presidente più amato della Storia Americana, più del fratello, più di Obama. Da leggere, emozionante e formativo!
Per coloro che, come me, nella propria vita hanno sempre sentito parlare del famoso JFK, la figura, più problematica, del fratello RFK appare tuttavia più stimolante: il discorso sul P.I.L., ad esempio, oppure la necessità di risolvere i rapporti tra le etnie delle città, sono questioni ancora attuali e che richiedono di essere soddisfatte. Il testo di Clarke in realtà esamina solamente la campagna che lanciò RFK alla vittoria delle primarie del partito democratico, per poter candidarsi alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Tuttavia il ritratto che emerge dalla descrizione degli ultimi, frenetici, tre mesi di vita di Robert Kennedy risulta affascinante, raramente apologetico: le sue idee vengono presentate poco a poco, man mano che la campagna prendeva forma, senza essere troppo approfondite. L’autore riesce pertanto a dare una immagine che pare completa di Robert, con le sue piccole idiosincrasie, paure, debolezze, incertezze - che lo rendevano così umano, troppo umano, rispetto alle figure imperfettibili che la televisione cominiciava a diffondere - accanto alla grandezza di alcune sue idee, mai geniali, se si vuole, ma assolutamente provocatorie, ancora oggi. Pare infatti che la sua principale capacità - forse questa era la sua “spietatezza” che i suoi nemici gli rimproveravano - fosse proprio quella di mettere le persone di fronte alle proprie colpe, piuttosto che di fronte ai propri desideri.
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