Il dono. Dark visions

La Smith crea una nuova saga che si distacca dalle figure mitiche di vampiri, licantropi e streghe per avvicinarsi all’occulto e alla scienza, basando le nuove avventure sui poteri PSI, i poteri della mente come telecinesi, telepatia e visioni nel futuro, e sono proprio questi ultimi i protagonisti dal quale il libro prende il nome. Kaitlyn è una ragazza che ha sempre vissuto in disparte da tutti per colpa delle sue visioni, precise ed inevitabili, purtroppo la ragazza non riesce mai a capire quando ne dove accadranno, così ogni volta che la sua mano comincia ad accumulare tratti su tratti incontrollata non può far altro che attendere in disparte che avvenga la tragedia, chiudendosi sempre più in se stessa. Ma inaspettatamente arriva una possibilità di salvezza, un signore sta riunendo i ragazzi con poteri mentali per permettergli di poterli controllare e nello stesso tempo studiare il fenomeno, offrendo loro una casa in California da condividere mentre frequentano una nuova scuola. La possibilità di avere gente simile a lei, di poter frequentare una scuola nuova e soprattutto una congrua borsa di studio che può aiutare il padre vedovo a vivere meglio, tutte cose che mettono di fronte Kait a una nuova vita, quasi una rinascita, ma putroppo non è tutto oro ciò che luccica, il signor Zetes sembra nascondere un segreto che cercheranno di scoprire. L’idea non sarebbe cattiva di base, mescola vari generi e promette buoni risvolti ma si macchia di innumerevoli colpe durante la narrazione. Nella fase iniziale la vita di Kait non è spiegata molto approfonditamente, uno o due capitoli atti a narrare fatti quotidiani avrebbero aiutato il lettore a comprendere meglio l’angoscia della ragazza, dopo invece l’autrice cade nel più banale vincolo del triangolo amoroso tra la ragazza bella e gentile, il ragazzo moro tenebroso e cattivo, e il macho biondo dolce e gentile, una storia trita e ritrita che viene rinfrescata solo dalle figure maschili che hanno un background perlomeno originale, però questa relazione finisce con l’occupare la maggior parte degli eventi relegando i promettenti personaggi secondari in un angolino, proprio di fianco alla possibilità di raccontare un po’ di eventi mondani che avrebbero potuto farci conoscere meglio tutti i ragazzi. Nel complesso un’opera promettente ma troppo, troppo compressa, sarebbe stato meglio aggiungere un centinaio di pagine oppure fare due volumi separati ma raccontare meglio il tutto, sperando in un seguito ben fatto.