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Anno edizione: 2012
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Il romanzo narra le vicende di Jean-Baptiste de La Quintinie (personaggio realmente esistito nel XVII secolo) incaricato da Luigi XIV di curare gli orti e i giardini presso la reggia di Versailles: a riprova di ciò, la narrazione è arricchita da nozioni e dettagli legati ai settori dell'agronomia e del giardinaggio, i quali non appesantiscono la trama in maniera accademica, rendendola così più interessante. Richaud sfrutta il punto di vista del giardiniere per guidarci all'interno della realtà storica e sociale di Versailles, svelando le contraddizioni che si celano al suo interno: una fra tutte, il contrasto tra la nobiltà che pavoneggia tra le sale di Versailles (arida e materialista) e il misero popolo vittima delle politiche del Re Sole (si pensi ai contandini e agli operai, perlopiù analfabeti, che muoiono durante la costruzione della reggia). Attraverso incontri con personaggi di ogni genere e casta sociale, La Quintinie verrà progressivamente a conoscenza della realtà che lo circonda: egli non mancherà di interrogarsi su tali problematiche, portando il lettore a riflettere su aspetti di carattere filosofico ed esistenziale (legati, ad esempio, alla guerra, alla giustizia e alla condizione umana). I prodotti agricoli degli orti di Versailles finiscono così per assumere valore etico e simbolico, offrendo a La Quintinie la risposta alle sue riflessioni. Credo che l'intera storia si possa riassumere con questa frase del libro che mi ha particolarmente colpito: "Tutto il lavoro dell'uomo è per la bocca, ma la sua anima non se ne sazia".
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