Una provincia malvagia e corrotta, bugiarda e disfatta, una discesa nell’inferno della nostra cattiva coscienza in una favola con un finale degno della poesia e della tragedia dei Fratelli Chapman. Un regesto di casi umani che sembra partorito dalla fantasia bislacca del demone stesso del riso e dell’irriverenza.
«Quanto appare distante dai vezzi della narrativa italiana di oggi questo autore! Vicino, se mai, agli estri fantastici di una certa cultura veneta (Comisso, Parise, Berto) e, ancor più, ad autori dell'Est. Gli illustri bizzarri, i manipolatori di sogni, i maniacali: Gogol, Schulz, Gombrowicz. Semplici corrispondenze? O affinità di gusto?» - Corriere della Sera
«Uno stile narrativo che oscilla dal grottesco al farsesco, ma fabuloso, cioè con l'esito per cui quanto più la situazione narrata è surreale, tanto più illumina una realtà che è socialmente riconoscibile.» - Maria Corti
«Permunian ha una dote assai rara e poco frequente nei narratori italiani, quella di guardare la realtà con distacco fin anche cinico, tanto da permettergli di usare una scrittura tagliente che privilegia il grottesco e le situazioni al limite.» - Avvenire
È un bibliotecario del lago di Garda il protagonista di "La Casa del Sollievo Mentale", con scene autenticamente hard e noir: sesso di vecchie signore con animali, pie dame che si prostituiscono a fin di bene, balli notturni con bambole di gomma, una zia che parla con la Madonna, marchettari necrofori e ballerine alcolizzate... E poi, orribili segreti familiari nascosti tra le mura di un manicomio di provincia: la Casa del Sollievo Mentale. Storie che rotolano insieme verso un finale cupo nel buio di una soffitta abitata da un vecchio criminale nazista e dalle ombre delle sue vittime. Ma oltre questa sarabanda di fatti più o meno turpi, di personaggi più o meno inetti e spregevoli - medici, confessori, militari, falegnami, donne di carità - si sente scorrere in profondità per tutto il libro - come un vento sotterraneo e infernale - la nostalgia potente per un mondo perduto, per una 'beltà' svanita. Nostalgia usata come un'arma che apre, scalza, mette a nudo tic e manie del nostro basso impero. Una scrittura, quella di Permunian, che conosce tutti i registri del grottesco e del farsesco, riuscendo attraverso la sua vena surreale a gettare uno sguardo acuminato sulla realtà e sull'attualità svelandone gli aspetti più incredibili e corrotti.
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