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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Scrittura noiosa e banale. La suddivisione in tre linee temporali, inoltre, rende la narrazione troppo spezzettata.
La vita straziante di un genio, in un libro vivo nel contrasto fra la scrittura distaccata e il racconto di vicende disperate, delle storie di persone straordinariamente intelligenti e assolutamente stupide e ottuse ai bisogni e ai sentimenti, propri e altrui. Una storia di tragica incapacità a comunicare, da parte di William e da parte dei suoi genitori, dei suoi amici, dei professori e di quasi tutti quelli che ha incontrato. Una vicenda in cui la difficoltà ad adattarsi ai contesti assume un valore esagerato e porta a sacrificare il rispetto per le persone più vicine e amate: nella famiglia di William sono tutti intelligentissimi e forti, ma nessuno ascolta nessuno, tranne se stesso o se stessa. La madre è insopportabile, ipercritica in modo quasi caricaturale e negativa nonostante le sue grandi capacità. Il padre è così convinto di avere sempre ragione da non ascoltare mai veramente né la moglie né William, che comunica veramente forse solo con se stesso.
Lettura piacevole, inusuale, in qualche modo toccante. Storia vera un po' romanzata di uno degli uomini col QI più alto mai misurato, dimostra che l'intelligenza non difende dal dolore. L'autore penetra la psicologia di William e ci conduce con naturalezza a percorrere un tratto iniziale della storia della psicologia sperimentale dell'Ottocento negli USA, quando William James, fratello di Henry e padrino di William Sidis, del cui padre era amico fraterno e collega, declinava il pragmatismo come filosofia dell'ottimismo e della ricerca della felicità.
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