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Il domani che verrà è una storia di amicizia e di coraggio. Un libro in cui sprofondare e lasciarsi catturare per immergersi nella storia di otto amici che si ritrovano soli ad affrontare una guerra. L'azione si svolge negli anni novanta, periodo che io ho adorato per questo non ci sono telefoni cellulari e internet. La vicenda viene raccontata da Ellie, con il pretesto che durante questa avventura uno di loro abbia proposto di scrivere ciò che è accaduto per poter essere ricordati un domani, perché si sappia ciò che hanno fatto in questa guerra. L'idea con cui motiva il racconto è ottima, ma purtroppo a mio parere è stata sfruttata nella maniera sbagliata. All'inizio della lettura, pur trovando interessante il pretesto ho sentito una stonatura nel modo in cui è stata presentata. I temi presenti nella storia sono temi profondi e importanti. La storia è molto bella, ma contiene purtroppo molte pecche narrative perché lascia diverse cose all'oscuro, per il semplice fatto di evitare di dare spiegazioni. Da una parte non mi dispiace la sua scelta, perché rende la storia più neutrale, ma dall'altra mi impedisce di approfondire e rendere reale il tutto. Mi è sembrato che tentasse di rendere gli orrori della guerra nella maniera meno drammatica che potesse. Come se volesse insegnare i valori della vita in una situazione drammatica, ma senza sfociare nel dramma, in cui i valori perdono il controllo. La sensazione che ne è derivata è di vivere più un'avventura che una guerra vera e propria. Un'avventura pericolosa in cui c'è in gioco le loro vite e quelle delle loro famiglie, ma non ho sentito la vera guerra come di solito la immagini e la leggi nei libri di storia. Una guerra a metà, un pericolo a metà, lasciandomi coinvolta a metà. Non sono riuscita ad affezionarmi ai personaggi, che vengono presentati in maniera superficiale e che all'inizio fatichi a distinguere perché non hai il tempo di conoscerli prima che la storia prenda il via. Ellie spesso mi è risultata poco simpatica e solo più avanti i caratteri degli altri si allontanano un po' dai cliché. Il personaggio che ho apprezzato di più alla fine è Fi, ma anche Homer e Lee non mi sono dispiaciuti. Lo stile di Marsden è lineare e semplice. Segue i pensieri della protagonista e le vicende da vicino, ma questo non riesce ad aiutarci ad entrare in empatia con lei. La fine mi è piaciuta molto, però non sono riuscita ad emozionarmi come avrei voluto anche se ho trattenuto il respiro in alcuni momenti. Speravo molto in questo libro e forse è per questo che sono rimasta leggermente delusa. Le potenzialità c'erano tutte, ma dovevano essere sfruttate al meglio. Il libro è comunque meritevole di essere letto anche se soddisfa a metà, credo che possa essere apprezzato maggiormente da ragazzi giovani che non hanno ancora mai letto romanzi di guerra cruenti e realistici. Sono comunque felice di averlo letto e non vedo l'ora di leggere i prossimi per sapere come andrà a finire e nella speranza che più avanti ciò che non ho trovato qui riuscirò a trovarlo negli altri e che riesca ad entrare in sintonia con i personaggi ed emozionarmi di più.
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