Fratelli di sangue

Conoscendo la letteratura tedesca del periodo, al momento della pubblicazione di “Fratelli di Sangue” non potei farmi sfuggire questo testo dalla storia incredibile, incredibilmente sfuggito ai roghi nazisti e ricomparso (e ripubblicato) oltre 80 anni più tardi. Nel romanzo è descritta la storia di un gruppo di ragazzi nella Berlino sempre più malfamata e decadente alla vigilia dell'avvento del Nazionalsocialismo, ma la vera protagonista è appunto la città, descritta in tutto il suo squallore e la sua disperazione. In realtà la trama è abbastanza scontata e tipica di romanzi del genere, ma quello che importa e che rende il libro particolarmente godibile è proprio la lucidità che l'autore ebbe nel descrivere lo sfacelo che regnava ormai sulla Germania e che avrebbe portato a catastrofi ben più grandi di quelle affrontate dai giovani protagonisti del libro.

l romanzo narra le vicende di ragazzi orfani e senza tetto, abbandonati a se stessi e abituati a vivere alla giornata, spendendo tutto ciò che riescono a guadagnare con piccoli furti e marchette in birra, sigarette, prostitute e quel che serve per placare lo stomaco. La maggior parte è minorenne ed è scappata dal riformatorio, pochi sono quelli che raggiungono e superano i ventuno anni. Lo sfondo sono i quartieri poveri di Berlino, strade sudicie e desolate nelle quali risuonano gli stomachi vuoti, nonostante il chiasso dei mendicanti e dei magnaccia. Le stesse strade oggi piene di turisti e luoghi di attrazione sono state descritte da Haffner con minuziosità in tutta la loro crudeltà. E tuttavia ogni ragazzo che fa parte della banda dei Fratelli di sangue ha scelto questa vita, perché considera migliore una vita affamata e relativamente libera, che un’altra trascorsa in un istituto di riformatorio con la pancia piena, ma costretti a subire le angherie dei professori. Ma anche andando avanti a pietà, la facciata comincia a sgretolarsi non appena viene a mancare una figura forte che li guida; al suo posto dei bambini impauriti che improvvisamente non riescono ad attribuire un senso alle loro giornate. Ma allo stesso tempo la vita dura che hanno condotto sin da piccoli li ha resi più spavaldi e prepotenti, arroganti e pretenziosi. L’autore ci mostra che nella maggior parte di loro non risiede più speranza e ciò vuol dire nessuna crescita morale, condannati allo stesso circolo vizioso ogni volta che vengono acciuffati dalla polizia. Confesso che mi ero aspettata una narrazione più lenta a causa dei temi e delle scene forti da digerire, tuttavia Haffner è riuscito a trovare l’equilibrio perfetto tra realismo crudo e fascino, per far sì che la povertà e la crudeltà che penetrano dalle sue parole non bloccassero il lettore nel suo viaggio. Il tema e gli anni trattati, per chiunque sia lontanamente interessato contribuisce a dare un punto in più alla lettura nel suo complesso.

Credo che nessun testo di Storia possa davvero far capire cosa sia significato vivere nei primi anni trenta, in piena crisi non solo economica ma anche sociale: questo racconto ci fa conoscere una realtà molto triste, quella di giovanissimi abbandonati a sé stessi che trovano conforto nei vizi da adulti, che sfidano ogni tipo di difficoltà consci che non si può finire peggio di come ci si avventura. Si soffre tantissimo seguendo le loro vicende, ma ci si scalda il cuore quando si vede un barlume di speranza, quando il cambiamento fa capolino. Consigliato.