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Anno edizione: 2018
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La vita e gli amori di Evelyn McHale, la più bella tra le ombre.
«Di particolari è fatta questa breve vita in forma di romanzo. Che sia il vento di primavera su un binario della stazione di Cracovia che accoglie una delegazione di giovani militari americane. O una bambina di tre anni (la stessa Evelyn) che vince temporaneamente la depressione della madre gettandole le mani dietro al collo, poggiandole la testa sulla spalla e abbandonandosi all'abbraccio.» - Tiziana Lo Porto, Robinson - la RepubblicaTutto ciò che la giovane Evelyn McHale si è lasciata alle spalle dopo essersi lanciata dall'86esimo piano dell'Empire State Building il primo maggio del '47 sono un biglietto nel quale chiede la distruzione del proprio corpo, nessuna cerimonia, nessun funerale, e una fotografia scattata quattro minuti dopo la sua morte da un fotografo di passaggio in quella che diventerà la sua bara di schegge di vetro e lamiere contorte della limousine sulla quale si è schiantata. Oggi voglio consigliarvi "Non sarò mai la brava moglie di nessuno" di Nadia Busato, edito Sem. L'autrice attraverso gli occhi di 10 personaggi che l'hanno conosciuto in vita o l'hanno sfiorata subito dopo la sua morte, prova a ricostruirne i giorni e i pensieri. Il fatto di cronaca è un fatto realmente accaduto, la foto esiste davvero, pubblicata su Life Magazine qualche giorno dopo la morte della giovane donna. È diventata una fotografia iconica che ha ispirato fotografi di moda e artisti dell'epoca per la grazia della posa e la tragica bellezza della donna.
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Il libro ricostruisce la storia di Evelyn McHale, una giovane donna, che il 1° maggio del 1947 si suicidò gettandosi dall’ottantaseiesimo piano dell’Empire State Building di New York. Di lei resta una foto, scattata negli attimi successivi alla caduta da un fotografo che si trovò “al posto giusto nel momento giusto”. La foto fece il giro del mondo e immortala la bellezza di Evelyn, che rimase inalterata, nonostante la morte sopravvenuta e il corpo scomposto. Un biglietto con le disposizioni per le sue spoglie e con poche parole che sembrano il bilancio della sua breve vita, insieme alla foto scattata per caso, diventano il punto di partenza per l'autrice, la quale ricostruisce, pezzetto dopo pezzetto, i tormenti interiori di Evelyn. “Non voglio che nessuno mi veda, nemmeno la mia famiglia. Fatemi cremare, distruggete il mio corpo. Vi supplico: niente funerale, niente cerimonie. Il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo a giugno. Ma io non sarei mai la brava moglie di nessuno. Sarà molto più felice senza di me. Dite a mio padre che, evidentemente, ho fin troppe cose in comune con mia madre”. La particolarità è che questa ricostruzione avviene attraverso le voci di dieci persone che, a diverso titolo, sono legate alla vicenda o al famosissimo grattacielo newyorkese. Una struttura originalissima, in cui le poche informazioni si mescolano alla fantasia dell'autrice, che, comunque, si attiene alle ultime parole scritte da Evelyn in quel breve messaggio, dando vita così, a una ricostruzione più che verosimile. Lo stile di scrittura è elegante e ricco di immagini suggestive. Unica pecca: risulta un po' prolisso in alcuni punti.
Raccontare una storia conoscendone solo l’epilogo non è semplice, ma Nadia Busato ci riesce magistralmente raccontandoci una Evelyn viva, pulsante di passione e dolore, dubbi e pressioni che possiamo fin troppo sentire nostre. Per qualche ora, Evelyn torna ad avere una dimensione umana liberandosi del pesante e annichilente titolo di protagonista del “suicidio più bello del mondo” (come riportano diverse testate online) Lettura davvero consigliata per la sua scorrevolezza ed intensità.
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