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Anno edizione: 2017
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Sicuramente mi è piaciuto più del primo romanzo di Ernaux che ho letto, L’altra figlia. Non riesco a capire dove sia il confine tra l’amare la sua scrittura e l’odiarla. È talmente arida e asciutta, da risultare frammentaria, ma allo stesso tempo la trovo anche molto intensa e fra le righe mi sembra di cogliere più di quello che le parole dicono. Ciò che non mi piace dei suoi romanzi è il fatto che emanino una tristezza incredibile. Non tanto gli eventi tristi che le sono capitati, ma è il suo modo di raccontarli che secondo me li rende ancora più tristi. Proverò ancora con Annie Ernaux. Non demordo. Riconosco la potenza della sua scrittura, pur essendo concisa e fredda.
Annie Ernaux narra della sua esperienza estiva come educatrice. Altro tassello coinvolgete della sua opera autobiografica. Insieme a Gli Anni è il mio libro preferito dell'autrice.
La narrazione di un biennio cruciale della giovinezza dell'Ernaux, rivissuto a decenni di distanza. Cruciale è soprattutto l'estate del 1958, trascorsa presso una colonia come istruttrice, e il confronto con la prima, bruciante delusione amorosa, con il giudizio degli altri e con la necessità di far parte di un gruppo, a costo di perdere la propria dignità e di snaturare se stessi. I due anni di smarrimento che seguono, con le decisioni sbagliate, i cambi di rotta, i disturbi del comportamento alimentare ne sono diretta conseguenza e la lasciano una persona diversa, mutata, scrittrice. Si tratta di una narrazione terapeutica, con la quale l'autrice tenta di perdonare e perdonarsi, di rimarginare in età senile una ferita ancora aperta, senza peraltro aver la pretesa di comprendere qualcosa di nuovo, di afferrare i perché propri e altrui. Un significato possibile, per quanto relativo e la cui validità è difficilmente verificabile dalla vita, è che alla fine ciò che conta non è quello che ci accade, ma quello che facciamo con ciò che ci accade.
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