Psicoanalisi e fede: un discorso aperto
Che relazione hanno le concezioni psicoanalitiche con la fede? E come si confronta lo psicoanalista con la religiosità, estranea spesso al suo orizzonte? Tentare di allacciare un discorso tra questi due ambiti non può prescindere dal pensiero di Freud che, benché si dichiarasse ateo e avesse un atteggiamento critico verso le religioni, non cessò mai nel corso della sua vita di occuparsi dei fenomeni religiosi. Nel tempo, tuttavia, un forte senso della laicità di matrice positivistica e la condanna del padre della psicoanalisi nei confronti della religione forse hanno fatto sì che Dio sparisse non solo dagli scritti psicoanalitici, ma spesso anche dalla stanza di analisi, col rischio che una sordità pregiudiziale finisse per dare scarsa accoglienza a un'area importante del mondo interno del paziente, quell'area che s'intreccia con la sofferenza e con i valori della vita e del sé. Nella convinzione che la psicoanalisi oggi possa trattare in modo esplorativo e libero da pregiudizi un ambito esperienziale come quello della spiritualità e del sentimento religioso, paradossalmente a rischio di diventare un'area-tabù per gli psicoanalisti, il presente lavoro propone una riflessione intorno alle problematiche della fede proprio partendo dalla clinica e dall'ascolto nella stanza di analisi di quello che il paziente ci dice intorno al suo Dio.
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Anno edizione:2016
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