Puccini '900. La seduzione della modernità - Filippo Del Corno - copertina
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Puccini '900. La seduzione della modernità
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Descrizione


Nel centenario della morte di Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1958 – Bruxelles, 29 novembre 1924), questo saggio di Filippo Del Corno ne demolisce l’immagine stereotipata di erede – quasi epigono – del melodramma ottocentesco e di autore sentimentalista per gettare luce sulle corrispondenze profonde tra la sua drammaturgia in musica e le più audaci sperimentazioni del primo Novecento europeo. Da Richard Strauss ad Anton Webern, da Igor Stravinsky a Claude Debussy: ricostruire i fili nascosti delle reciproche influenze significa soprattutto inquadrare da un’angolazione più accurata il senso stesso della musica di Puccini. E, con essa, gli indimenticabili personaggi che seducono ancora oggi il pubblico di tutto il mondo. Prefazione di Riccardo Chailly.

Dettagli

30 ottobre 2024
128 p., ill. , Brossura
9788863954722

Valutazioni e recensioni

  • Luca

    Un saggio illuminante per conoscere e comprendere le tante ragioni che saldamente collocano Giacomo Puccini nel contesto delle avanguardie europee fiorite all’inizio del XX secolo. Attraverso sette capitoli scanditi come un’opera in un prologo, tre atti, due intermezzi e un epilogo, il breve ma densissimo volumetto enumera e approfondisce alcuni aspetti della creatività pucciniana (gestione del tempo narrativo, ambientazioni urbane, sperimentazione sonora, interazione fra ispirazioni musicali e visive) che meglio ne esprimono la modernità, sottolineando per ognuno di essi il fitto intreccio di reciproche anticipazioni e reminiscenze che lega Puccini agli altri protagonisti della sua epoca, da Debussy a Stravinsky, da Richard Strauss a Schönberg, da Berg a Kurt Weill. Ho detto che il libro è illuminante, e aggiungo che con tale espressione non mi riferisco solo alla luminosa, anzi diciamo pure illuministica chiarezza che è evidente in ogni pagina, bensì anche alla più elusiva luce lunare, quella che Del Corno evoca nel cogliere con sorprendente, e per lui consueto, acume le affinità fra il Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg e la fine del primo atto di Turandot, quando il sorgere della luna fa da macabro sfondo alla decapitazione del Principe di Persia; luce sottile di poesia e di introspezione che, se mi è consentita una soggettiva e divagante interpretazione, illumina anche le pagine belle e ispirate dedicate a Luciano Berio e al suo completamento di Turandot, descritto e analizzato con tale appassionata sottigliezza da rendere vivo e presente per tutti noi grati lettori il processo creativo dell'autore.

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