La racchetta di Mao
Dopo aver assistito ad un'esibizione di tennistavolisti cinesi a Roma nel 1970, uno dei grandi del giornalismo sportivo italiano Franco Melli scrisse sul principale quotidiano sportivo italiano: "Solleciteremo i nostri figli nel futuro ad applicarsi anche in età post-adolescenziale al ping-pong con monastica abnegazione, vagheggiando impossibili miti. Saranno altri tempi, altri mondi, e attraverso un divino processo sostitutivo i cinesi saranno propagandati da un loro Riva o da un loro Arese mitologico e noi avremo il Wang Wen-Hua o Wang Wen-Jung su cui appuntare il nostro fanatismo". A leggerle oggi, queste parole sembrano lontane anni luce dalla realtà delle questioni sportive, ma negli anni '70 i pongisti cinesi apparivano come veri e propri miti globali, capaci di suscitare l'entusiasmo popolare. La dirigenza cinese già dalla metà degli anni '50 aveva intuito la capacità del tennis tavolo (a torto ritenuto uno sport minore, visto che l'ITTF è la federazione internazionale con il maggior numero di associazioni membre al mondo) di diventare lo sport capace di lanciare l'immagine della Cina nel mondo, in un programma di soft power ben dettagliato. Grazie ad una vasta documentazione, l'autore ricostruisce questo percorso dalla Conferenza di Bandung del 1955 alla morte di Mao Zedong avvenuta nel 1976. Prefazione di Andrea Bisceglia.
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Anno edizione:2022
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In commercio dal:28 aprile 2022
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