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Anno edizione: 2020
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Sempre la stessa storia? O no? Da Omero a Sofocle, a Tucidide, fino alla fantascienza di questi ultimi anni, da Boccaccio, Petrarca, Shakespeare, Defoe, a Manzoni, Dostoevskij, Poe, Camus, Márquez, Mary Shelley e Yan Lianke, hanno raccontato pesti, morte rossa, influenze micidiali, pandemie. La loro narrazione si ripete. Anzi, somiglia troppo alla cronaca dei nostri giorni.
Uscita dal lockdown, la signora Dalloway di Virginia Woolf è presa da una voglia insopprimibile di shopping. I frati che dovevano avvertire il Romeo di Shakespeare che la morte di Giulietta è finta sono trattenuti per quarantena in casa di appestati. Il cardinale Borromeo di Manzoni aveva inventato la messa cantata dai balconi. La fantascienza aveva anticipato virus che si comportano anche più perfidamente del corona. Pesti, epidemie, contagi ce li raccontiamo da sempre. Probabilmente da millenni prima che si cominciasse a scriverne. I racconti si somigliano. E soprattutto somigliano in modo impressionante alle cronache dei nostri giorni. Ci sono molte sorprese nelle strade dell'immaginario che Siegmund Ginzberg ripercorre con un occhio all'attualità. Talvolta la fantasia l'azzecca più della scienza. I cronisti antichi più dei contemporanei. Boccaccio copia Tucidide, Lucrezio e Ovidio, London aveva copiato l'idea della "Morte scarlatta" da Poe e del superstite narratore da Mary Shelley. Camus usa la Peste inventata per parlare dell'invasione nazista. Il male non viene chiamato allo stesso modo. Non sappiamo nemmeno se si tratti delle stesse malattie, se il loimós di Atene di Tucidide fosse peste, o tifo, o intossicazione da cereali contaminati, se la peste di metà 1300 di Boccaccio fosse la stessa peste bubbonica di metà 1600 dei Promessi sposi. A un secolo di distanza sappiamo poco della Spagnola. E non abbastanza del Covid. C'è qualcosa di profondamente umano che accomuna tutte le narrazioni: la paura, l'orrore, la ricerca del colpevole, le fake news e i rimedi bislacchi, ma talvolta efficaci. Per un paio di secoli dopo il Decamerone i testi medici indicavano il raccontarsi storie e lo stare allegri come profilassi specifica e contro il contagio.
Oggi vi parlo di Racconti contagiosi di Siegmund Ginzberg edito da Feltrinelli. Ebbene sì, le pandemie hanno sempre fatto parte della letteratura di ogni secolo. Racconti contagiosi è una fonte di conoscenza, un viaggio in lungo e largo nella letteratura e ci segnala in quali romanzi potete trovare ciò che noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questo tempo di Coronavirus. Attraverso la scrittura di autori famosi che vanno da Lucrezio a Manzoni ritroviamo tutte le espressioni, dal distanziamento alla mascherina, che sono entrate nel linguaggio quotidiano. Nel Settimo libro delle Metamorfosi di Ovidio, quest'ultimo parla di qualcosa di tremendo che riferisce essere peste e che colpisce chi sta troppo vicino ad un malato. Il buon Boccaccio parlava nel Decameron di un male che giungeva d'improvviso senza capire né come né dove colpisse, qualcosa di cui la scienza non riusciva a dare una spiegazione. Era la peste del 1348 da qui nacque un vero e proprio genere letterario, chiamato racconto della peste. Nei Malavoglia si parlava di untori che colpivano indistintamente, come ora si parla di virus democratico. Il viaggio che Ginzberg ci fa fare in questo libro è davvero fantastico, unico nel suo genere.
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tema pesante, ma attuale, apprezzo, il fatto che ha ricercato a fondo e nei vari romanzi il confronto tra le varie pandemie e il covid. come è stato vissuto sia dai governi sia dalla popolazione
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