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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2012
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"E dopo una settimana Judith ha detto devi lavorare. E per chi non ha permesso di soggiorno il lavoro è uno solo... Ha detto alle ragazze, datele un vestito. Mi hanno dato il vestito. Era solo un paio di mutande." Una sola vera voce narrante, quella di Isoke, che ci racconta in un intreccio di storie dentro le storie il suo dramma; il dramma delle 50 ragazze di Benin City, citate nel libro; il dramma delle 25.000 ragazze (di cui 12.000 nigeriane) che animano i marciapiedi di tutta Italia "con quei tacchi ridicoli e la carne di fuori." Tutte vittime del business dello sfruttamento sessuale e quel che è peggio, tutte vittime di una tale devastazione psicologica, fisica e morale che le porta a perdere progressivamente la loro identità. Un'identità ora celata dietro un falso nome, dietro un corpo venduto su un marciapiede, senza nemmeno uno straccio di documento che le ricordi chi sono. Spesso madri di bimbi sbagliati perché nati da un errore, fantasmi intrappolati fra le mura di un appartamento che non possono conoscere il mondo che vive al di fuori di esse. Tutto comincia con il Viaggio: "Se non capisci la rabbia e la paura e l'angoscia del viaggio non puoi capire cosa significa l'arrivo." Per arrivare in Europa le strade sono due: l'aereo per "chi tiene alle ragazze, anche solo come si tiene a una merce da sfruttare" e il deserto, per chi è meno organizzato. Il deserto si attraversa a piedi, ma talvolta le guide procurano un camion per dei brevi tragitti, "sempre pieni da scoppiare". Quelli di troppo si buttano giù, "lì in mezzo al deserto senza niente. E tu riparti e vedi le ossa tutte bianche ai bordi della pista. Vedi i corpi seccati dal sole. L'unica cosa che riesci a pensare è devo resistere." Un viaggio senza possibilità di ritorno in Patria perchè le famiglie, che pure hanno beneficiato di questo business, non sono più disposte ad accogliere le loro stesse figlie perché si sono macchiate di una vergogna indelebile. Ma Isoke non le abbandona, tende una mano le ospita nella Casa di Isoke: due stanze e una cucina. "L'importante è che ci sia un posto, qualcosa che dica alle ragazze: c'è una speranza." Vi invito a perdervi tra le pagine di questo racconto sincero e diretto, crudele e intenso. Ma anche un racconto di coraggio e di speranza. Avvalorato da una scelta narrativa che ne conserva l'autenticità.
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