Rainbow

Questo bizzarro album psichedelico, prodotto da Alan Lorber, apparve originariamente nel 1969 su Boston Sound. Bobby Callendar era un poeta e paroliere incredibilmente dotato, i cui testi complessi possono essere paragonati solo a Scott Walker; i concetti di un artista britannico di origine indiana post-psichedelia erano aumentati dagli arrangiamenti lussureggianti di Paul Harris e Bob Gallo. Il cast di musicisti di quest'album comprendeva alcuni dei collaboratori di più alto livello dell'epoca, in particolare Richard Davis, il maestro bassista degli Astral weeks di Van Morrison (oltre che musicista jazz a pieno titolo), le chitarre di Eric Gale e Hugh McCracken e il sorprendente e delicato Burnard Purdie alla batteria. L'album è una ricca e complessa esplorazione del rock psichedelico e del folk di ispirazione orientale, incentrata sui testi e sulla voce incredibilmente complessi di Bobby Callendar. Leggendo i testi, è sorprendente come tali elaborate evocazioni poetiche siano state in qualche modo adattate a forme di canzoni popolari. Certo, in questi tempi di grande consapevolezza della fine degli anni '60 non era raro che temi profondamente poetici, socialmente consapevoli o allucinogeni comparissero nei testi della musica pop, ma questo album è assolutamente geniale per essere una delle animazioni più ostentate della parola scritta, eppure assolutamente vitale e musicale. I fan del materiale solista di Scott Walker, di Colin Blundstone e di Duncan Browne dovrebbero dedicare a questo album qualche ora, se non una settimana, della loro attenzione.