Ripeto: ma ne vogliamo parlare?! Uno dei più grandi capolavori che abbia mai incontrato in vita mia! Non so se desti maggior stupore il libro o il film, ma son sicuro di quanto ho appena affermato: uno dei più grandi capolavori che abbia mai incontrato in vita mia! Un'opera che non tocca il solo argomento "droga" ma va ben oltre: qui si parla di DIPENDENZA. Ed ecco dunque che ci ritroviamo ad affrontare una dipendenza dal denaro, dall'immagine, dalla tivù, dall'apparenza, dalla società ed infine dalla droga. Una dipendenza ossessiva, che porta le persone ai più assurdi gesti! Duro, crudo e veritiero, l'autore non tenta in alcun modo di addolcire la pillola, anzi, fa di tutto per rendercela quanto più amara possibile. Forse perché qui parliamo di educazione, forse perché parliamo di vita reale, forse perché questo è un testo d'allerta o preventivo...ma no, non ditemi che è solo un romanzo!
Requiem per un sogno
Il sogno americano è morto. Da un pezzo. Ma ognuno ha la sua droga per continuare a sognare: l'eroina, la televisione, il cibo, "Burqua" occidentali per evitare di guardare in faccia la realtà. "Requiem per un sogno" è la storia del "risveglio" di quattro personaggi, legati dalle illusioni di cui si nutrono per sopravvivere, e della loro lenta discesa all'inferno. Caratterizzato da una scrittura vibrante e "sensoriale", il libro rappresenta l'altra faccia del sogno americano con una crudezza notevole, ma forte di una commovente capacità di penetrare e descrivere la psicologia umana, le sue debolezze, il suo bisogno d'amare e di credere, nei suoi momenti di pura grazia, nella fede che ci sarà comunque, altrove, un'altra possibilità.
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Anno edizione:2003
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Claudio Caliendo 24 dicembre 2011
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Servono più o meno venti pagine per "entrare" nel discorso indiretto libero usato dall'autore, ma vi assicuro che ne vale la pena, quindi stringete i denti e tenete duro! Una volta immersi nella fitta trama del testo, è facile lasciarsi trasportare dal ritmo serrato delle parole, amplificato da una punteggiatura ridotta all'osso: pensavo di poter smettere, mi convincevo che non avrei mai esagerato, tutte le notti mi dicevo che mi sarei fatta solo un assaggino di questo requiem desolante, ma ogni volta restavo lì, confortata dalla presenza del libro, aggrappata alle sue storie, alle sue disperazioni. È un libro doloroso, in cui quattro personaggi smarriti vagano alla ricerca della propria integrità: Tyrone C. Love ed Harry Goldfarb sono due amici, eroinomani a tempo perso, che sognano di sbarcare il lunario procurandosi un mezzo chilo di pura da tagliare e rivendere per le strade del Bronx; con loro c'è Marion, tanto bella quanto fragile, mentre, lontana da scimmie e spade, troviamo Sara Goldfarb, la madre di Harry, che, per sfuggire alla solitudine, fa uso di stupefacenti più economici, come la tv e i bagel con formaggio. Come me, tutti loro pensano di essere padroni del proprio destino e di poter smettere quando gli pare e piace. Stronzate! Anche se te ne stai a palle ferme per un po', non puoi resistere più di tanto: finirai per trascinarti in strada, rischiando la vita per una dose, pur di ritrovare ancora quel calore rassicurante che ti fa sentire intero, quel guscio comodo in cui l'eroina ti avvolge e ti imprigiona a poco a poco; il bello è che sai che ti stai mettendo in trappola da solo, ma non puoi farci niente: infilarsi la siringa in vena diventa un rituale, l'unico gesto che ha davvero importanza, l'unica cosa che conta. Tutto il resto può andare a farsi fottere. Hubert Selby Jr. non ci risparmia niente: ci sbatte in faccia la solitudine e la tristezza di questi personaggi prigionieri di se stessi, prigionieri delle proprie paure e delle proprie illusioni, ma lo fa senza usare alcuna retorica, senza puntare un dito che non servirebbe a molto. Le storie parlano da sole, non c'è motivo di ricamarci sopra, di fare la morale al lettore, ed è proprio questo il bello: non c'è ipocrisia, non ci sono moralismi, scordatevi seconde possibilità o redenzioni, non c'è nulla di tutto ciò: c'è solo un requiem e tanto basta.
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