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Siamo scarponi, siamo sempre stanchi, vorremmo rilassarci, ma non sembra possibile.
Sentiamo tante cose, vediamo tante cose, ci facciamo male, moriamo e resuscitiamo, perché i calzolai, quando possono, ci riparano. Purtroppo non è così per le persone che vediamo cadere a terra: non sempre si rialzano e tornano a camminare. Vediamo un triliardo di insetti e ne conosciamo tutti i nomi. Sentiamo così tanta puzza che, a volte, rischiamo di svenire o morire asfissiati, soffocati. Ma anche delle persone, sentiamo dire, fanno questa fine. Proviamo tutti i sentimenti possibili e immaginabili: PAURA, quando ci scoprono o cercano di spararci; GIOIA, quando salviamo qualcuno; TRISTEZZA, quando vediamo morire qualcuno; RABBIA, quando qualcuno viene catturato; ODIO, quando qualcuno viene processato.
Sempre ai piedi, sempre pronti ad andare: eccoci, siamo gli scarponi di un PARTIGIANO!
Federico, Francesco, Giovanni, Matilde, Miriam e Noor
Proteggo le persone, ascolto tutte le conversazioni: parlano di guerra, di Resistenza, di un uomo crudele di nome Mussolini. Mussolini è un uomo molto severo, che imprigiona le persone partigiane e comanda le altre, addestrandole come se fossero cani.
Faccio mangiare le persone e gli animali con i miei frutti. Guardo le persone morire e provo continuamente tristezza: vorrei abbracciarli con le mie radici, consolarli per un’ultima volta.
Noi alberi siamo resistenti, siamo amici di tutti. Siamo amici anche di quelli che fanno la guerra: diamo a tutti la possibilità di respirare anche in questo tempo in cui a tanti pare “mancare l’aria”, poiché non possono esprimersi come vorrebbero.
Ah, la guerra, che brucia col fuoco e con la rabbia…
Emma, Fabiana, Filippo, Francesca, Rebecca e Teodora
Siamo fucili, neri e marroni: siamo compatti. Abbiamo un compito particolare: il nostro compito è sparare alle gente. Ci portano dappertutto i nostri padroni in tempo di guerra. Ci viene sempre voglia di sparare, ma qualche volta siamo scarichi e ci mettono nuovi proiettili e… spariamo: colpiamo le persone, ci sentiamo fieri di noi.
Siamo così, perché ci piace il nostro compito, siamo armi, ma abbiamo un padrone: l’essere umano che, forse, troppo umano a volte non è.
Alice, Bastian, Giacobbe, Nicolas, Viola e Virginia
Noi siamo biciclette, portatrici di messaggi in codice. Lavoriamo tanto: con le nostre padrone aiutiamo le persone a restare in vita. Le nostre padrone, a volte, vengono fermate da soldati o poliziotti, da gente in divisa, insomma. Talvolta veniamo fermate e messe da parte, ma non abbandonate: poco dopo, altri padroni siederanno sulle nostre selle e ci porteranno in posti che a volte ci piaceranno, altre volte, invece, no! Nelle giornate fortunate, invece, le nostre padrone, che la gente chiama “staffette”, ma solo quando non c’è nessuno in circolazione, riescono ad inventarsi delle scuse accettabili, così dopo poco, grazie alla nostra agilità, riusciamo a passare i posti di blocco e a portare cibo, vestiti e messaggi a “quelli” nel bosco…
Alcune volte notiamo che le nostre padrone mettono un fazzoletto attorno al collo o sulla testa: sarà forse per non farsi riconoscere? Oppure il contrario: chissà, magari anche quello del fazzoletto è un segnale in codice.
Insomma noi stiamo bene con le nostre padrone, con loro siamo felici, tristi o arrabbiate, facendo nostri i loro sentimenti, ma una cosa è certa: siamo soddisfatte quando portiamo a termine la nostra missione. W la Resistenza!
Alice, Emma, Fabiana, Filippo, Francesca, Teodora e Viola
RICORDO
ESATTAMENTE
il SALVATAGGIO
INSIEME
SPERANDO
TENACEMENTE
di ESISTERE
NUOVAMENTE
ZITTENDO
le ARMI.
Francesco, con la partecipazione di tutta la classe
Mussolini potuto non ha
sconfiggere il potere
della Resistenza;
gli italiani
al mondo dimostrato han
forza e determinazione.
Teodora
Ai partigiani che si son sacrificati,
noi siamo grati
perché a Mussolini
non dovevano dare aiutini,
ed il potere
non bisogna sempre avere
l’umiltà che non usiamo mai
invece ci servirebbe assai.
Le donne che passavano inosservate
ai partigiani portavano armi, cibarie salate
nelle fabbriche impedivano ai carri armati
che macchinari pregiati venissero rubati
gli ebrei venivano perseguitati
poi sfruttati e studiati
e da pochi individui aiutati.
Poi gli uomini dai campi vennero liberati
e non si videro più carri armati!
Francesco
Bianco come la disperazione
rosso come la rabbia
nero come le persone che si sono perse
marrone come il tronco
il tronco di un grande albero
un albero forte
forte come la resistenza.
Tanti colori
tante emozioni.
Francesca
Rosso
il sangue della guerra
Grigio
i carri armati che sparano
Nero
le camice fasciste
Giallo
come la felicità sperata.
Federica
L’ odore della terra
il fumo della legna bruciata
l’odore della polvere da sparo.
Rebecca
Nascosti nel coraggio
con forza resistono
al dolore e alle bombe
senza arrendersi mai.
Fabiana
Bum bam
gli spari dei cannoni
ffww ffww
il fruscio tra gli alberi
clap,clap
le foglie secche pestate dai soldati
uhu uhu
il richiamo del gufo:
sarà un partigiano?
Virginia
Donne in bicicletta
cibo e armi assicurate
donne “coperte”
coraggiose e furbe
donne a piedi
portatrici di parole amiche
donne per la libertà
Emma
Mussolini pensava di aver del potere, ma gli italiani si sono fatti forza e coraggio e l’hanno sconfitto. Noi ricorderemo sempre il 25 aprile 1945, gli italiani che non si sono arresi e insieme hanno fatto un passo avanti.
Viola
La Resistenza è una parola che mi fa pensare al coraggio, alla forza, al potere. Pensandoci provo un terremoto di emozioni.
Serena
Momenti…
Bambini impauriti
bambini uccisi
bambini rosso sangue
momenti troppo lunghi
momenti neri.
Giacobbe
Non puoi combattere una guerra
da solo, servono
forza
coraggio
aiuto reciproco.
Se chiudo gli occhi
vedo case che cadono a terra
sento spari che tuonano
vedo il sangue sparso delle
persone morte .
Nicolas
Finita la guerra
tutti
bambini, donne e uomini
erano contenti.
Giovanni
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