Il titolo: ci sono ben due romanzi con lo stesso titolo, di Augusto Monterosso (1992) e di Chiara Ingrao (2007). Non si poteva scegliere un titolo diverso? La trama è composta da una serie di soliloqui giustapposti, a partire dal dodicenne Tomas, malaticcio e chiuso in un muro di solitudine, seguito da quello di Alma, matrigna di Tomas e moglie del cardiochirurgo Juan, il terzo a presentarsi sulla scena. Questi brevi capitoli si succedono a ritmo più o meno alterno, con una riserva: i protagonisti non dialogano mai, di fatto, tra loro, e i soliloqui non si fondono mai in una recitazione corale. Aleggia in tutto il romanzo una marcata assenza di coinvolgimento. Anche i vari personaggi non sono campioni di virtù e di comportamenti civili, soprattutto le donne: Manà, madre di Alma, non è madre Teresa di Calcutta bensì una divoratrice di uomini, che non esita perfino a sedurre Leo, l’uomo che avrà una relazione proprio con Alma, che quasi la porta al divorzio con Juan. E’ curiosa la scelta del nome Alma, forse suggerito dalle imprese di Alma Mahler, prima moglie del compositore, poi di Walter Gropius e poi di Franz Werfel e, nel tempo libero, amante di Oskar Kokoschka. Talmente famosa che il cantautore Tom Lehrer le dedicò una ballata: “… The loveliest girl in Vienna / Was Alma, the smartest as well / Her lovers were many and varied / From the day she began her beguine…” L’Alma di questo romanzo si è limitata ad una triade, prima uno squattrinato amante in quel di Barcellona, poi moglie di Juan, cui scodella una figlia non sua, poi amante di Leo. Con queste premesse, non era impensabile che il romanzo finisse in tragedia, mentre il lettore accanito che cercasse di arrivare alle pagine finali sprofonderà nella noia.
Tomás ha dodici anni, anche se non ne dimostra più di otto. E un po' lento e un po' impacciato e di solito non parla molto. Non perché non abbia niente da dire, ma è come se le parole rimanessero intrappolate dentro di lui. E poi le parole sono come frecce: vanno e vengono, feriscono e uccidono. Per questo lui preferisce registrarle, soprattutto quelle degli adulti, così non possono sfuggirgli. Suo papà, Juan, non vorrebbe che lo facesse, perché "insidia la privacy". Ma ci sono già talmente tante cose che Tomás non può fare... E per via del cuore, che è più debole di quello degli altri. Non può correre, non può agitarsi, non può fare sforzi. Non può nemmeno far tornare indietro il tempo a quando la mamma era ancora viva. Suo papà non parla mai di lei. Forse ha troppo da fare con il suo lavoro di cardiochirurgo e non ha tempo per le chiacchiere. Ma quando lui non parla è come se si spegnesse la luce e ognuno rimanesse al buio, smarrito nel suo angolino. Silenzi neri, non pieni di luce come quelli di Alma, la moglie di Juan, che riempiono lo spazio invece di svuotarlo. A volte lei e Tomás fanno cose che papà non approverebbe, come mangiare la torta con le mani e leccarsi le dita. Alma è l'unica che può capire perché lui adesso deve fare le sue ricerche. Deve scoprire dieci cose sulla mamma, e dopo tutto sarà più chiaro. La prima l'ha già scoperta. Gliene mancano nove.
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Anno edizione:2012
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