Ecco il secondo capitolo della trilogia sui rampolli Carpini, emblema della decadenza della borghesia di una media impresa che nella Prato degli anni 70-80 sembrava promettere gloria e ricchezze eterne. Il primogenito Romano non ha suscitato in me lo stesso sentimento di immedesimazione e l'empatia del caro Fede (sebbene io sia una persona diversa, nata in condizioni diverse), ma questo non toglie nulla alla piacevolezza del racconto, anche se probabilmente ciò che mi ha esaltato maggiormente è stato ritrovare da altri punti di vista personaggi e scene del primo libro, cui mi sento profondamente affezionata. Inoltre buona parte della storia stavolta è ambientata a New York e Cambridge (in particolare Harvard), nella splendida zona universitaria bostoniana che costeggia il fiume Charles e se ne respira l'aria e questo mi è piaciuto da impazzire, sicuramente perché certi nomi per me non sono solo nomi. Bello. Ps: ma gli juventini - in massa - sono anche nella Grande Mela? Eccheppalle!
