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Nationality Letteratura: Cile
Le rose di Atacama
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Le rose di Atacama - Luis Sepúlveda - copertina
Le rose di Atacama - Luis Sepúlveda - 2
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rose di Atacama

Descrizione


Che cosa accomuna un pirata del Mare del Nord vissuto seicento anni fa, un argentino che decide di salvare i boschi della Patagonia, uno scrittore della Terra del Fuoco che apre la casa a quanti hanno bisogno di un rifugio, un medico della guerriglia salvadoregna con un ospedale da campo nello zaino? Soltanto quella linea sottile che separa gli eroi della Storia da quelli, misconosciuti e quotidiani, i cui nomi rimangono nell'ombra. Ma, poiché «per una legge fantastica della vita la gente che è stata fottuta s'incontra», succede che i loro passi si incrocino nelle pagine di questo libro. E se avremo abbastanza coraggio per seguirli, raggiungeremo l'universo infuocato del deserto di Atacama, dove minuscoli fiori rossi spuntano dalla sabbia una volta l'anno per appassire dopo poche ore, per ricordarci che la vita non è altro che una stoica forma di resistenza.
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Dettagli

9
2016
Tascabile
7 luglio 2016
176 p., Brossura
Historias marginales
9788823514560
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Indice


Le prime pagine

Storie marginali

Un paio di anni fa visitai il campo di concentramento di Bergen Belsen, in Germania. In mezzo a un silenzio atroce, feci il giro delle fosse comuni in cui giacciono migliaia di vittime dell'orrore nazista, chiedendomi dove fossero i resti di una certa bambina che ci ha lasciato la più commovente testimonianza di quella barbarie e la certezza che la parola scritta è il più grande e invulnerabile dei rifugi, perché le sue pietre sono unite dalla malta della memoria. Cercai ovunque, ma invano: non trovai alcun indizio che mi portasse ad Anna Frank. Alla morte fisica, i boia avevano aggiunto la seconda morte dell'oblio e dell'anonimato. "Un morto è uno scandalo, mille morti sono una statistica" affermava Goebbels, e questo è quanto hanno sempre detto e continuano a ripetere i militari cileni e argentini e i loro complici mascherati da democratici. Questo è quanto hanno detto e continuano a ripetere i Milo_evi_, i Mladi_ e i loro complici mascherati da negoziatori di pace. Questo è quanto ci viene continuamente sputato in faccia dai massacratori dell'Algeria, così vicina all'Europa. Bergen Belsen non è certo un posto da passeggiate, perché il peso dell'infamia opprime, e all'angoscia del "cosa posso fare io perché tutto questo non si ripeta mai più?" subentra il desiderio di conoscere e narrare la storia di ciascuna delle vittime, di aggrapparsi alla parola come unico scongiuro contro l'oblio, di dare nome e voce alle vicende gloriose o insignificanti dei nostri genitori, dei nostri amori, dei nostri figli, dei nostri vicini e dei nostri amici, di trasformare la vita in una vera e propria forma di resistenza contro l'oblio, perché, come ha detto il poeta Guimarâes Rosa, narrare è resistere.
In un angolo del campo di concentramento, a un passo da dove si innalzavano gli infami forni crematori, nella ruvida superficie di una pietra, qualcuno, chi?, aveva inciso con l'aiuto di un coltello forse, o di un chiodo, la più drammatica delle proteste: "Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia".
Ho visto le opere di molti pittori, ma scusate, a parte Il grido di Munch, ancora non conosco il brivido d'emozione che può provocare un dipinto. Ho anche osservato innumerevoli sculture e solo in quelle di Agustín Ibarrola ho trovato passione e tenerezza espresse in un linguaggio che le parole non raggiungeranno mai. Credo di aver letto un migliaio di libri, ma mai un testo che mi sia parso così duro, così enigmatico, così bello e al tempo stesso così straziante come quello inciso nella pietra.
"Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia" aveva scritto una donna, forse, o un uomo. E quando? Pensava alla sua saga personale, unica e irripetibile, o l'aveva fatto in nome di tutti coloro che non vengono mai citati nei notiziari, che non hanno biografie, ma solo un labile passaggio per le strade della vita?
Non so quanto tempo rimasi davanti a quella pietra, ma man mano che scendeva la sera vidi che altre mani passavano sull'iscrizione per impedire che fosse ricoperta dalla polvere dell'oblio. Erano quelle di un tedesco, Fritz Niemand, Federico Nessuno, che sopravvissuto all'orrore nazista gira cieco la Germania cercando le voci dei carnefici. Di un argentino, Lucas, che stufo di discorsi ipocriti decise di salvare i boschi della Patagonia andina con il solo aiuto delle sue mani. Di un cileno, il professor Gálvez, che in un esilio mai capito sognava la sua vecchia aula scolastica e si svegliava con le dita sporche di gesso. Di un ecuadoriano, Vidal, che sopportava i pestaggi dei latifondisti raccomandandosi a Greta Garbo. Di un italiano, Giuseppe, che era giunto in Cile per errore, aveva trovato i suoi migliori amici per errore, era stato felice a causa di un altro enorme errore e rivendicava il diritto di sbagliarsi. Di un bengalese, Simpah, che ama le navi e le porta alla demolizione ricordando loro le bellezze dei mari che hanno solcato. E del mio amico Fredy Taberna, che affrontò i suoi assassini cantando...
Tutti loro, e molti altri, erano lì a togliere la polvere dalle parole incise nella pietra e io capii che dovevo raccontare le loro storie.

Valutazioni e recensioni

Gabriele
Recensioni: 5/5
L'ho amato

Il bello di questi racconti, queste vere e proprie storie di poche pagine, è che narrano la storia di persone che non hanno smesso di vivere, che non si sono arrese. Come le rose di atacama, che continuano a rifiorire ogni anno nonostante il sole le bruci in poche ore. Questo libro è volato. Mi è piaciuto tantissimo il riferimento a sua moglie nell'ultimo racconto.

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Martina__
Recensioni: 4/5
Molto interessante

le storie brevi sono tutte molto carine, la parte più bella a mio parere è stato scoprire della vita di Sepulveda, la sua incredibile prosa e quanto cuore e dedizione ha messo in ogni storia

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StefaniaS
Recensioni: 4/5
Resistenza

35 storie di persone diversissime tra loro - per provenienza geografica, religiosa, culturale - sono accumunate dalla volontà di lottare per i propri ideali, esattamente come le rose di Atacama che, nonostante le proibitive condizioni ambientali, hanno la forza di fiorire nel luogo più inospitale della terra.

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Recensioni

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Recensioni: 5/5
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Conosci l'autore

Luis Sepúlveda

1949, Ovalle (Cile)

È stato uno scrittore cileno. Militante di Unità popolare, fu costretto a lasciare il paese in seguito al colpo di stato che mise fine al governo di Allende. Il suo impegno di militante ecologista lo spinse a partecipare a diverse missioni dell’organizzazione ambientalista «Greenpeace». Esordì nella narrativa con la raccolta di racconti Cronache di Pietro Nessuno (1969), cui sono seguiti Le paure, le vite, le morti e altre allucinazioni (1986) e Taccuino di viaggi (1987). Si impose definitivamente con il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), cui fecero seguito Il mondo alla fine del mondo (1989), Un nome da torero (1994), storia di spionaggio ambientata fra la Patagonia e la Germania, La frontiera scomparsa (1994), l’originale...

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