E’ l’immediato dopo guerra, in un Italia distrutta, povera e affamata, e Giuseppe Marotta ritorna alla sua Napoli, sconvolta dalle bombe, in attesa di una ricostruzione che non si sa quanto lunga sarà, con la gente che si arrangia con quel poco che ha per sopravvivere, ma sempre con la speranza che possa cambiare. In questo contesto gli occhi dell’autore colgono realtà disarmanti, ma al tempo stesso uniche, in cui il dramma non arriva mai al suo acme, perché c’è sempre qualcosa che permette di stemperare l’atmosfera, che consente persino al derubato di accennare a un timido sorriso. I vetturini, che in mancanza di clienti, si portano a spasso l’un altro, per dare al loro lavoro quella parvenza di normalità che impedisce di arrivare alla disperazione, e che per rimediare ai miseri incassi se trovano un cliente sprovveduto gli fanno pagare per dieci; i borseggiatori di penne stilografiche, quasi sempre cenciosi monelli, imperversano nei vicoli, ma nel caso che la vittima li impietosisca restituiscono il maltolto; il mercato nero domina sovrano, si compra e si vende di tutto, ma in un certo senso non è illegale, perché si svolge alla luce del sole ed è il toccasana per una città che altrimenti si spegnerebbe. I percorsi per le vie, per i viottoli, lo sfondo del mare, le caratteristiche trattorie, i venditori ambulanti, tutto fa meraviglia in questa città e Marotta ha la straordinaria abilità di renderci in uno stile impeccabile una serie di quadri che uniti consentono di vedere Napoli, ma soprattutto di capire il carattere dei suoi abitanti, di immergerci in un’atmosfera unica che non è possibile trovare in nessun altro agglomerato urbano, quell’atmosfera che ha tanto incantato i turisti nordici, precisi, ordinati, ma privi di fantasia. E’ un microcosmo questo così variegato che credo sia impossibile descriverlo tutto, un microcosmo animato, pieno di vita, in cui l’amarezza di fondo è stemperata da una speranza, dalla speranza che San Gennaro ritorni, un San Gennaro che non può mancare di venire incontro alle preghiere dei suoi fedeli, perché altrimenti non sarebbe un santo. San Gennaro non dice mai no è una raccolta di racconti di elevata qualità, che si leggono con vero piacere e che lasciano molto dentro, facendoci anche capire che la vita può essere bella, nonostante tutto.
In "San Gennaro non dice mai no", che segue di poco "L'oro di Napoli" (1947), Giuseppe Marotta racconta il suo primo ritorno nella città nel dopoguerra: passata l'euforia della facile ricchezza, del mercato nero, dello sfrenato affarismo, Napoli non è più "milionaria", e ancora una volta si ritrova con il suo antico dramma: la miseria, la pazienza, il coraggio della sopportazione, la catturata assuefazione ai patimenti. Ma alla gente dei vicoli, ormai ritornata e rassegnata alla sua perenne condizione, San Gennaro non dice mai no e le regala, almeno, la rara e preziosa forza di saper aspettare.
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Edizione:2
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Anno edizione:2011
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Renzo Montagnoli 19 febbraio 2018
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