Sangue. La maledizione dell'eterno

Ho letto “Sangue”, di Bee J. Hunter con calma, come sono solito fare con i libri che voglio conservare dentro la mia “libreria mentale”. Come già mi era capitato con il suo lavoro precedente, “Il Dono”, soffermandomi più volte a riflettere sul fatto che quelle parole, quelle descrizioni particolareggiate di uomini, situazioni e cose incastonate in mondi fantastici fossero frutto della mente di una ragazza così giovane. Alex nel primo lavoro ed Eveline nel secondo sono caratterizzate in maniera magistrale e i contesti fantastici in cui sono inserite sono costruiti con rara precisione. “Sangue” è un racconto avvincente, i cui eventi si snodano in luoghi insospettabili, tranquilli e normali solo in apparenza. Nel sottobosco oscuro di queste città, si rincorrono intrecci pericolosi orditi da vere e proprie “sette”, come quella dei Calende e da tantissimi personaggi con ruoli precisi e una valenza positiva o negativa. Il libro riesce a tenere viva l’attenzione del lettore e ne stimola continuamente la curiosità. Eveline è una ragazza costretta a crescere in fretta, a diventare forte, tutto senza perdere le caratteristiche peculiari delle sue coetanee che conducono un’esistenza meno complicata, per usare un eufemismo. Siamo di fronte a un talento naturale, quello di Bree J. Hunter. Un lavoro come questo, scritto da una ragazza così giovane, non è un qualcosa di comune, ma una dote naturale che ingigantisce le capacità narrative e la fantasia, trasmettendo al lettore qualcosa da conservare. Vittorio Frau