Scano Boa
«Sullo schermo della mente gli appariva sempre il ricordo dello storione, l’immagine del pesce dalle squame di metallo che significavano quattrini. Ma tanti, una pioggia, come nei racconti che gli facevano i pescatori scappati due anni prima dalle zone alluvionate, le sere che si riunivano intorno alla grande aia della fattoria padronale per cantare in coro»
«Un disperato, struggente, umanissimo canto all’ostinazione e all’irriducibilità dell’uomo» - Romolo Bugaro
In una sorta di versione fluviale del Vecchio e il mare, Cibotto torna nelle terre e nei luoghi a lui più familiari, scavando tra le pieghe di un paesaggio solo in apparenza piatto e uniforme, popolato da personaggi ruvidi e indimenticabili. In un delta senza tempo, un delta incontaminato e quasi magico, arriva un terzetto disperato: un vecchio pescatore «dall’accento romano pesante, marcato, quasi sfrontato... a chi domandava da quale borgata venisse lui rispondeva da quella del mare...», una ragazza, Flavia, «buttata nella vita come si gettano le cicche mezze spente sul ghiaino dei binari», e un cane «bastardo e felice» di nome Adolfo. A Scano Boa, in cima al Delta del Po, il vecchio vive la sua ultima e disperata avventura: la pesca dello storione, tornato a ripopolare le acque.
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Anno edizione:2018
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