Scritti su Bhagavadgita - Wilhelm von Humboldt - copertina
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Letteratura: Germania
Scritti su Bhagavadgita
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Sollecitato dalla traduzione in latino, nel 1823, della Bhagavadgita, uno tra i più importanti dei testi sacri dello hinduismo, Wilhelm von Humboldt pubblica tra il 1825 e il 1826 due memorie accademiche di commento al testo sanscrito e alcune note sulla versione latina. In tali testi, qui tradotti per la prima volta in italiano, l'interesse linguistico si intreccia con la problematica dello sviluppo storico dell'uomo e delle modalità del suo agire politico nel mondo, attestando così la dimensione antropologica come un luogo centrale della filosofia humboldtiana. Non a caso Humboldt rende il termine hindu "yoga" con "Vertiefung": l'atto dell'approfondire, del concentrarsi su un dato oggetto, dello scavare, dell'immergersi fino nelle profondità di qualche cosa. In questa concentrazione di tutte le energie psichiche in uno sprofondamento totale che annulla ogni altra realtà circostante si ritrovano un anelito e una tensione religiosamente ispirate che si evolvono fino a intraprendere la via di una unione mistica con l'Assoluto. Identificando in tale sprofondamento il nucleo della portata filosofica della religione indiana, Humboldt perviene infine a celebrare nella Bhagavadgita un canto supremo della libertà religiosa dell'uomo morale.

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Scritti su Bhagavadgita Humboldt, Wilhelm von and Ghia, Francesco

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25 marzo 2008
288 p., Brossura
9788837221577

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Wilhelm von Humboldt

(Potsdam 1767 - Tegel, Berlino, 1835) filosofo, linguista e uomo politico tedesco. Fratello di Alexander H. Studioso di filologia classica e di storia antica, traduttore di Pindaro e di Eschilo, H. sostenne l’esistenza di affinità profonde tra lo spirito greco e quello tedesco, e negli scritti di critica letteraria lodò la sintesi di grandezza e di spontaneità, di bellezza ideale e di genuinità del sentimento che caratterizza il classicismo tedesco, presentandone come esempio l’idillio di Goethe Arminio e Dorotea. Questo atteggiamento venne poi accolto dai romantici come anticipazione e avallo della loro apologia del sentimento e della natura ispiratrice. Quanto però H. fosse legato alla visione della classicità, maturata nell’ambito delle riflessioni di Goethe e di Schiller sulla bellezza...

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