La riflessione tende a tracciare una distinzione tra gli atti che riguardano solo chi li compie e gli atti che invece interessano anche terzi. Il diritto civile invero tende a negare la distinzione, equiparando il rapporto dell'individuo con se stesso a quello che l'individuo ha con gli altri. Ciò comporta che così come si hanno doveri verso terzi, se ne hanno anche verso se stessi. Concetti come dignità ed indisponibilità servono da fondamento ad una categoria dei doveri verso se stessi. Qui si contesta questa confusione, sia per ragioni legate alla struttura relazionale del diritto, che nega giuridicità alle situazioni in cui non ci sia una pretesa verso terzi, sia per l'uso retorico delle nozioni di dignità ed indisponibilità. Nessuna delle due può servire a giustificare doveri dell'individuo verso di sé, ma neanche ad istituire un terzo immaginario (ad esempio, l'Umanità) nei cui confronti la persona possa ritenersi obbligata a non compiere determinati atti, che invero riguardano solo lei, e nessun altro. Si tenta allora una teoria degli atti self regarding, basata sul diritto di autodeterminazione, si indagano i limiti che tale diritto incontra.
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Anno edizione:2012
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