Sequestro di persona, riduzione in schiavitù e traffico di esseri umani. Studi sul «crimen plagii» dall'età dioclezianea al V secolo d.C.
Il crimen plagii dall'età dioclezianea al tardo impero è diventato, rispetto al crimine in origine previsto dalla lex Fabia, un contenitore di fattispecie diverse che coesistono tra loro: in quest'epoca il crimine individua sovente più azioni criminose: il sequestro di persona, la riduzione in schiavitù e il traffico di esseri umani. Spiccano in questi secoli due costituzioni: una prima di Massimiano, che individua un «reato continuato» al fine di applicare la pena più grave nei confronti dei colpevoli di plagio ogni qualvolta si riscontri un concorso di persone nel reato; un'altra singolare costituzione è quella di Costantino, la quale prevede pene severe in caso di aggravanti e riguarda un crimen plagii ancora più riprovevole, in quanto le vittime sono i minori. L'analisi delle fonti giuridiche mette in evidenza le trasformazioni di questo crimine, la gravità che questo rappresentava per l'impero, il conseguente inasprimento delle pene, ma, soprattutto, come in tempi diversi erano andate a enuclearsi fattispecie differenti intorno a quelle previste dalla lex Fabia, mentre d'altra parte avevano continuato a coesistere le diverse procedure nonché le diverse pene comminate.
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Anno edizione:2018
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