Il settimo papiro - Wilbur Smith - copertina
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Letteratura: Zambia
Il settimo papiro
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Descrizione


Da oltre tremila anni, nel cuore dell'Africa pulsa uno straordinario mistero: la tomba leggendaria del faraone Mamose, concepita dallo scriba Taita, il quale, convinto che mai il sepolcro sarebbe stato violato, aveva lanciato la sua sfida ai posteri, vergando su un fragile papiro enigmatiche indicazioni per raggiungere la tomba. Oggi quella sfida diventa per lo spregiudicato sir Nicholas Quenton-Harper un'eccitante scommessa; per l'avido collezionista Gotthold von Schiller un delirante anelito all'immortalità; per l'affascinante archeologa Royan Al Simma una conferma dell'insuperata grandezza del popolo egizio. Una potente avventura archeologica, un'incalzante caccia al tesoro fitta di enigmi, rivelazioni e colpi di scena, una tumultuosa storia di passioni, di avidità, di coraggio, di amore.

Informazioni dal venditore

Venditore:

Dettagli

Tascabile
480 p., Brossura
The Seventh Scroll
9788850219568

Valutazioni e recensioni

  • “L’imbrunire avanzava nel deserto e ambrava di violaceo le dune. Attutiva tutti i suoni come un fitto manto di velluto, e la sera era tranquilla e silenziosa.” Questo l’inizio, taciturno, un po’ enigmatico, profondamente intrinseco della natura di tutto il romanzo. Taita è l’anima del libro, servitore della regina Lostris, nonché suo amante, appassionato di indovinelli e di bao. Da tremila anni nel cuore dell’Africa, in Etiopia, pulsa la sua sfida ai posteri alla ricerca della tomba del grande faraone Mamose, sposo della regina. Abilmente Taita, sulla sua rudimentale scacchiera, muove Royan e Duraid, scopritori di dieci papiri da lui interamente scritti, lasciati in un cantuccio della tomba dell’amatissima regina. Royan, per metà inglese e per metà egiziana, aveva conosciuto Duraid quando era tornata dall’Inghilterra con un Dottorato di archeologia e aveva ottenuto un posto nel Dipartimento di antichità egizie di cui lui era direttore. Proprio Royan, accidentalmente, aveva rinvenuto i papiri su cui, lei e Duraid, hanno lavorato incessantemente per la loro comprensione. E ci sono riusciti, eccettuato il settimo: era l’enigma dell’autore, avvolto in strati e strati di allusioni così oscure da risultare incomprensibili dopo tanto tempo. Taita voleva che i rotoli fossero letti solo dall’amatissima regina. Sul fragile papiro egli aveva tracciato la via per raggiungere la tomba del faraone: una falda sotterranea di un terreno disseminato di segreti ed inganni. Ma l’appassionante sfida si rivela ben presto molto pericolosa, un tornado di bramosia e desiderio, un anelito all’immortalità … Porta all’assassinio di Duraid e Royan rischia di incorrere nella stessa tragica fine se non fosse per il prezioso aiuto di un nuovo attore di quest’avvincente scena: Nicholas Quenton-Harper con il quale combatterà la sfida fino in fondo. Raggiungeranno la valle dell’Abay e, arroccati sulle pareti della cava, ripercorreranno le stesse strade di Taita e solo agendo e pensando come lui arriveranno al tanto ambito traguardo. Capita raramente di essere tanto coinvolti in una lettura da volere che termini quanto prima per conoscere l’epilogo delle vicende e al tempo stesso che non finisca mai, rapiti dal susseguirsi degli avvenimenti in un turbinio di metafore, similitudini e descrizioni che rendono ogni pagina indimenticabile. Per me è stato un viaggio straordinario, un po’ rocambolesco, forse simile a quello di uno dei protagonisti, Nicholas Quenton-Harper, inghiottito nelle acque dell’Abay, senza respiro. Quasi ero lì, sulle tracce di Taita, a un passo dallo svelare il suo grande segreto. Come Royan, il mio cuore accelerava il suo battito quando un frammento dell’intricatissimo puzzle trovava il suo posto; ho percepito il gelido sapore dell’acqua quando Nicholas è stato trascinato via dalla corrente e ho sentito le mie gambe cedere quando loro, sfiniti, hanno superato i tortuosi percorsi fra le montagne. Smith, nel corso del romanzo, racconta di uno dei personaggi che, annoiato, si addormenta ancora con un libro in mano “di uno sfortunato autore”, come lo definisce lui, che non è riuscito ad attirare la sua attenzione: state certi che con questo libro, non vi capiterà. Mai. E con questo è tutto. Buona lettura!

  • Stefania Fornelli

    Come sempre i libri di Wilbur Smith sono all'insegna dell'avventura. Credo che questo sia in assoluto il mio preferito. Continuazione del precedente testo, Il Dio del fiume, si racconta l'avventura degli archeologi rispettabili contro il disonesto e avido collezionista di reperti, nella ricerca di una tomba egizia leggendaria, creata da Taita, personaggio noto ai lettori di questo autore. Una caccia al tesoro che dall'antico Egitto arriva fino ai tempi moderni

  • DANIELE DI DIO

    L'ingegno di Taita è sopravvissuto ai millenni ed è il vero protagonista della storia. Solita cura nei dettagli, cambiano i personaggi ma Wilbur ce li fa amare come sempre. Il desiderio d'avventura incalza pagina dopo pagina. Se avete letto Il dio del fiume non potete che continuare con la saga dei romanzi egizi.

Conosci l'autore

Foto di Wilbur Smith

Wilbur Smith

1933, Nord Rhodesia (Zambia)

Wilbur Smith è stato uno scrittore sudafricano. Considerato il re del romanzo d'avventura, ha saputo intrattenere migliaia di lettori in tutto il mondo. Nato nella Rhodesia del Nord (attuale Zambia), è cresciuto e ha studiato in Sudafrica. Il padre, possidente e cacciatore di elefanti, considerava la sua passione per la lettura "innaturale e poco sana", forzandolo a diventare un "lettore segreto" ma appassionato. "Mio padre riteneva la mia ossessione per i libri innaturale e malsana. Mi vidicostretto a leggere di nascosto. Passavo quindi così tanto tempo nel gabinetto esterno, dove nascondevo i miei libri preferiti, che mio padre ordinò a mamma di somministrarmi regolari e massicce dosi di olio di ricino."Si è dedicato a tempo pieno alla narrativa dal...

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