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Indipendentemente dalla scarsa fortuna storica, il pensiero di Karl Wilhelm Ferdinand Solger (1780-1819) offre la possibilità di avvicinarsi ad un pensatore che non ha mai inteso presentarsi come creatore di un sistema filosofico come via sicura alla verità, ma come attento osservatore e ascoltatore della rivelazione divina, intesa quale accadimento (Begebenheit) dell’assoluto nella fenomenicità dell’immanenza. Egli non prescrive un metodo ma punta a comprendere la trascendenza dialogando con se stesso, auto-rifrangendo l’unicità del suo pensiero nel flusso molteplice dei possibili punti di vista.
L’estetica dell’istante si delinea attraverso un’interpretazione che vede l’artista impegnato costantemente nell’indirizzare lo sguardo nella propria interiorità dove, nello spazio sacro della Phantasie, il balenare dell’idea che nasce morendo si esprime nel vivente dispiegarsi dell’Assoluto quale bellezza rivelata. La Begeisterung, l’entusiasmo dell’artista, che risponde all’Ironie divina, diviene quindi un’attenzione che entusiasticamente accoglie in sé tutta la tragicità dell’accadimento. È per questo che parliamo di attenzione tragica, che prelude alla trasfigurazione della realtà da parte della divinizzante Phantasie. Il movimento rivelativo si conclude con la sublimazione del «momento della rovina» (Moment des Unterganges) che, da mortale Moment, si trasfigura in un istante, Augenblick, di eterna bellezza, prima di rientrare nel flusso lineare della temporalità. Eternità e mortalità nell’opera d’arte mostrano in modo eminente la contemporanea unità e contraddittorietà tra realtà e idea, frutto di quell’attenzione tragica, che Solger chiama anche das höchste Bewußtsein, ossia la coscienza più elevata.
La bellezza dell’opera d’arte pone di fronte allo spettatore gli opposti in relazione: in essa è possibile scorgere, nell’apparenza, tanto l’essenza quanto l’apparenza, ovvero la vita dell’idea. L’istante del passaggio quindi è il lasso temporale in cui l’autocoscienza viene attraversata dall’eternità del divino e per il quale possiamo definire l’estetica solgeriana, un’estetica dell’istante.
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