Speriamo che sia femmina (DVD) di Mario Monicelli - DVD
Speriamo che sia femmina (DVD) di Mario Monicelli - DVD - 2
Speriamo che sia femmina (DVD) di Mario Monicelli - DVD
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David di Donatello - Miglior film - 1986
Nastro d'argento - Miglior film - 1986
Speriamo che sia femmina (DVD)
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Descrizione


Una grande fattoria toscana abitata, quasi esclusivamente, da donne: tre generazioni di donne sole che per colpa degli uomini, quando ci sono, soffrono, litigano, quasi si perdono. Quando gli uomini spariscono, le donne restano con qualche ammaccatura, ma più solide che mai. Qualche volto nuovo si aggiunge e nella grande famiglia c'è anche un bambino in arrivo: "speriamo che sia femmina".

Informazioni aggiuntive

  • Minerva, 2021
  • Eagle Pictures
  • 114 min
  • Italiano (Dolby Digital 1.0)
  • Wide Screen

Conosci l'autore

Foto di Mario Monicelli

Mario Monicelli

1915, Roma

Regista italiano. Dopo aver realizzato nel 1935, con il cugino Alberto Mondadori, un mediometraggio (I ragazzi della via Paal) ed essere stato aiuto-regista e sceneggiatore, affronta la regia nel 1949, dirigendo con Steno otto film di prevalente intonazione comica e con un eccellente Totò (tra cui Vita da cani, 1950, e Guardie e ladri, 1951). Dal 1954 lavora da solo (Proibito, melodramma sociale da un romanzo di G. Deledda), alternando film drammatici a film comici, quasi sempre legati a temi di critica sociale. Dopo Totò e Carolina (1955), dirige la coppia A. Sordi-F. Valeri nel satirico Un eroe dei nostri tempi (1955), lancia E. Martinelli nella commedia rosa Donatella (1956) e anticipa la commedia all'italiana, rivelando le doti comiche di V. Gassman con I soliti ignoti (1958)....

Foto di Liv Ullmann

Liv Ullmann

1939, Tokyo

Propr. L. Johanne U., attrice e regista norvegese. Già celebre attrice del Teatro nazionale di Oslo, debutta nel cinema norvegese nel 1957 in regie di modesto valore. Conosciuto I. Bergman, ne diviene interprete di punta nonché compagna per cinque anni. L’intensità espressiva nel muto ermetismo di Persona (1966) apre le porte a una serie di ruoli tormentati: tra visioni demoniache (L’ora del lupo, 1967), fantasmi della guerra (La vergogna, 1968) e inferno del quotidiano (Passione, 1969). Interrotto il sodalizio con Bergman è protagonista della fortunata saga in costume di J. Troell (Karl e Kristina e La nuova terra, 1971), e ritrova il regista a Hollywood (Una donna chiamata moglie, 1974) dopo avervi esordito debolmente (La signora a 40 carati, 1973, di M. Katselas). Tornata nell’alveo di...

Foto di Catherine Deneuve

Catherine Deneuve

1943, Parigi

"Nome d'arte di C. Fabienne Dorléac, attrice francese. Ha solo quattordici anni quando fa un’apparizione sullo schermo in La collégienne (1957) di A. Hunebelle. È presente in altri film di scarsa importanza fino a quando il regista R. Vadim, allora suo compagno, le affida una parte in Il vizio e la virtù (1963). Viso angelicato e corpo sinuoso, si trova così calata nelle vesti di una fanciulla illibata rinchiusa in un bordello nazista e schiavizzata dalle ss. Il film, che vorrebbe ispirarsi al marchese De Sade, risulta alquanto rarefatto, ma l’attrice si destreggia meglio che può nel giocare sul contrasto tra un’apparente innocenza e il fondo di viziosa sensualità del suo personaggio di adolescente costretta al sacrificio. Ottiene il primo ruolo di protagonista in Les parapluies de Cherbourg...

Foto di Philippe Noiret

Philippe Noiret

1930, Lille

Attore francese. Formatosi a teatro e nel cabaret, diventa uno dei più richiesti attori d'oltralpe a partire da Zazie nel metrò (1960) di L. Malle, in cui è lo stravagante zio della bambina in giro per Parigi. Faccia anonima, fisico sgraziato, recitazione sobria e precisa, si mostra l'interprete ideale di decine di personaggi «medi», uomini comuni impegnati nei drammi o nelle amenità della vita che caratterizza con grande efficacia senza ricorrere a impeti o a narcisismi. Innumerevoli i suoi ruoli: con il regista B. Tavernier indossa per es. i panni dimessi del padre che scopre all'improvviso l'omicidio compiuto dal figlio in L'orologiaio di Saint-Paul (1974), quelli del giudice in Il giudice e l'assassino (1975), e quelli di Philippe d'Orléans in Che la festa cominci (1975), ma dà il meglio...

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