La stenografia nell'era digitale. La permanenza del segno nella fluidità della storia
Dal pensiero all'immagine, dal parlato alla scrittura: dalla poesia visiva alle scritture sintetiche. Da secoli si cerca la via più corretta e completa per tradurre in un linguaggio che ha fissato segni di permanenza quello nato della vibrante momentanea presenza di un destinatario. E di farlo con la massima concisione e fedeltà. Fra tutte le sintetiche (o 'tironiane' come si vuole, dal nome del segretario di Cicerone) la stenografia è quella che appare aver trovata la sua forma più convincente. Capi di stato e di governo, capi di imperi industriali, artisti e intellettuali di tutti i tempi e paesi hanno praticato la stenografia sempre sostenendo che questo avveniva per 'conservare' qualcosa di vitale, un 'soffio' di verità contro la morta rendicontazione burocratica. Di questi caratteri - presenti in tutte le scritture sintetiche - questo volume offre una suggestiva rassegna. Per di più la stenografia - per quanto diffusa - limita certo il numero dei lettori, assicurando quella doppia valenza di 'libera lettura' e limitata scrittura che garantisce una sorta di 'naturale selezione' che ne fa anche il permanente fascino.
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