Dopo un inizio promettente ho faticato a finire questa storia narrata con l'incedere della parabola talmudica. In due parole: comincia seguendo il destino dell'orfana Blume che va in casa di parenti dopo la morte della madre a far la domestica e di lei si innamora il cugino e poi Agnon pianta lì la suddetta e il protagonista diventa il cugino che va in sposo a una che non ama e poi diventa pazzo (il cugino, non l'autore) e poi guarisce e si fa una ragione della sua grama vita. Bah..io tutta questa ironia o lo sguardo beffardo dell'autore a cui accenna la quarta di copertina non li ho visti a meno che non si voglia considerare un segno di grande modernità descrivere matrimoni infelici da parte di uno scrittore israelita, ma la letteratura è piena di storie del genere!
Una storia comune
"Guai a un mondo in cui le creature vanno dietro al proprio cuore" dice la madre del protagonista di questo romanzo, ed è chiaro che il matrimonio cui destina suo figlio non sarà esattamente un gesto di ossequio nei confronti di una passione soverchiante. D'altronde, a Szybusz, shetl galiziano votato al commercio e al culto della prosperità economica, sarebbe stupefacente il contrario. Poi però non si può pretendere che il marito si accenda di passione per la moglie, né che nelle sue passeggiate solitarie stia lontano dalla casa della donna di cui da sempre è innamorato. Né si può evitare che il primogenito nasca come avvolto da una pellicola di indifferenza.
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Edizione:2
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