Una summa della storia dei turchi dalle origini ai nostri giorni. Il libro è stato scritto a metà degli anni '80 e poi rimaneggiato nel 2000. È un'opera adatta agli amanti della storia, anche se finisce in alcuni casi per essere inutilmente - soprattutto per quanto riguarda il primo millennio dopo Cristo - concentrato su guerre, razzie e scontri armati, forse perché desideroso di raccontare di tutti i popoli che possono considerarsi appartenenti alla grande e variegata famiglia turca. Pur chiarendo fin da subito che non è possibile inquadrare i turchi dal punto di vista meramente etnico, come da quello linguistico o religioso, il saggio finisce per considerare turchi quelle popolazioni che parlano un idioma riconducibile a quello turco.
Storia dei turchi. Duemila anni dal Pacifico al Mediterraneo
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Anno edizione:2010
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RafDob 14 dicembre 2021Approfondito
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Antonio Dobellini 15 maggio 2018
Una summa della storia dei turchi dalle origini ai nostri giorni. Il libro è stato scritto a metà degli anni '80 e poi rimaneggiato nel 2000. È un'opera adatta agli amanti della storia, anche se finisce in alcuni casi per essere inutilmente - soprattutto per quanto riguarda il primo millennio dopo Cristo - concentrato su guerre, razzie e scontri armati, forse perché desideroso di raccontare di tutti i popoli che possono considerarsi appartenenti alla grande e variegata famiglia turca. Pur chiarendo fin da subito che non è possibile inquadrare i turchi dal punto di vista meramente etnico, come da quello linguistico o religioso, il saggio finisce per considerare turchi quelle popolazioni che parlano un idioma riconducibile a quello turco. Fino almeno al XIV secolo, infatti, l'appartenenza all'Islam non era ancora tale da poter giustificare l'identificazione, fatta dagli europei, dei turchi come di musulmani. Permanevano all'epoca molte popolazioni turche ancora dedicate allo sciamanesimo o convertite al cristianesimo, in origine soprattutto nestoriano, e al buddismo. Del resto le popolazioni turche sono state per secoli suddivise in clan che a seconda dell'esigenza del momento di coalizzavano, spesso anche a gruppi di matrice etnica e religiosa diversa, come i mongoli. L'opera aiuta a comprendere come il ruolo delle orde, della cavalleria, del nomadismo siano stati per secoli il tratto caratteristico dei turchi e comune il potere che hanno saputo esercitare sia stato frutto proprio del dominio che riuscivano ad avere sulle steppe asiatiche grazie al loro stile di vita. Il saggio cerca di smentire l'idea occidentale dei turchi come barbari incivili. Aiuta a vedere il ruolo anche culturale svolto dai gengiskanidi, dai timuridi, dai selgiuchidi, dai mamelucchi, dagli ottomani e la loro capacità di guidare stati pur essendo in essi formalmente una minoranza etnica e spesso originariamente sottomessa. Si evidenzia la grande attenzione alla spiritualità, al pacifico confronto tra le fedi, al ruolo se non paritario comunque importante e financo indipendente riconosciuto alla donna. Solo nella parte finale del libro, e si è prima del 2001 e quindi dell'affermarsi della propaganda di Alqaeida o dell'Isis, si paventa il rischio di una tendenza islamista, percepita affermarsi in Turchia e nei paesi turcofoni dell'Asia centrale, fino agli anni '90 soggetti al laicismo kemalista o all'ateismo sovietico. La difficoltà geografica di un panturchismo potrebbe essere sostituita da un panislamismo turcofono? L'autore chiarisce che da storico non può pensare di dare risposte per il futuro. Del resto proprio il saggio dimostra come gli imperi turchi, ad esempio quello degli Ottomani o quello del Gran Mogol in India, sono collassati nel giro di pochi anni, così come all'inizio del '900 la Turchia sembrava ormai destinata allo smembramento eppure fu salvata dal sorgere della Repubblica di Turchia, ad opera di Atatürk, che oggi conta 70 milioni di abitanti contro gli 11 milioni dell'epoca. Se a una cosa aiuta la storia è a non sottovalutare i fenomeni, a non banalizzarli, a comprendere che sono più complessi di quanto sembri e che gli “avvenimenti fortuiti spesso intervengono a modificare il corso naturale delle cose”.
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