Mi era piaciuto di più "Su e giù per le scale" Qui invece manca quello spirito di ribellione nei confronti del lavoro che c'era nel primo libro... Per i miei gusti si impegna pure troppo a fare l'infermiera, qua, la Monica! :) vabbeh... Spero ritorni in sé con "Il mio turno per il tè"... Adoravo quel suo essere pasticciona e orgogliosissima, tanto da non ammettere mai i suoi errori nel lavoro, come nel primo. Visto che comunque, da quel che ho capito, lei si era approcciata a tutti sti lavori per hobby, noia, non necessità, venendo da una famiglia ricca... E quindi poteva permettersi di andarsene o disprezzarli quanto più le aggradava :D grandissima! Ma in questo secondo volume, però, dicevo, questo spirito ribelle non l'ho visto... Mentre invece troppi, fin troppi aneddoti sulle colleghe, che sinceramente chi se ne frega... ...
Quando gli effetti della Seconda guerra mondiale arrivano a Londra, Monica Dickens decide di dare una svolta alla sua vita, lasciando il lavoro di cameriera nelle case signorili dell'upperclass inglese per iscriversi a un corso da infermiera in un ospedale dell'Hertfordshire. Vivace e intelligente di natura, Monica combatte per non farsi schiacciare dalle ferree regole della capoinfermiera e dalle Sorelle, vivendo un rapporto di odio/amore verso i suoi pazienti. Ma alla fine la giovane infermiera riesce a farsi degli amici tra lo staff e gli ammalati, oltre che a strappare qualche serata di divertimento, sgattaiolando la sera tardi per andare a ballare con affascinanti soldati. La pronipote di Charles Dickens ci racconta la sua vita e i suoi tempi, affrontando con spirito, saggezza e tanta autoironia anche la durezza di un tema come la guerra.
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Isabella Fizzotti 28 novembre 2017
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CARMELA GIUSTINIANI 05 maggio 2016
Monica Dickens, pronipote del grande Charles, mi aveva già fatta divertire tantissimo con "Su e giù per le scale", in cui faceva il resoconto delle sue avventure come cuoca tuttofare presso diverse famiglie. In quest'altro volume invece, con il tono colloquiale e spiccio che la caratterizza, ci racconta come durante la Seconda Guerra Mondiale avesse deciso di rispondere a uno dei numerosi appelli con cui il Governo inglese invitava le donne a contribuire allo sforzo bellico, impiegandosi come infermiera in un ospedale. Da qui iniziano le sue abbastanza rocambolesche avventure in corsia, tra turni estenuanti, colleghe spocchiose, superiore impossibili, pazienti intrattabili e chi più ne ha più ne metta! Consigliato a tutti.
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