Questo libro affronta un tema scomodo, e spesso trascurato, dal punto di vista della terapia psicanalitica, che già di per sé comporta, come afferma l'autore, una forma di “morte” individuale. Ad animare la trattazione di Hillman, condotta con la consueta profondità, sono domande fondamentali circa il tema del suicidio: se esiste una giustificabilità per questo gesto, se la medicina può occuparsene derogando dal proprio impegno dichiarato pro-vita, se l'anima può trarre beneficio dalla sofferenza. Un modo per guardare ad una “zona d'ombra” con coraggio e senza i moralismi che generalmente accompagnano, soprattutto in Italia, la trattazione di questo tema, e di riflettere con profondità e libertà su un tema, quello del “fine vita” di grande urgenza nell'attuale dibattito nazionale.
Il suicidio e l'anima
Se il suicidio è certamente il più violato fra i tabù -oggi più che mai, come testimoniano le cronache -, rimane nondimeno, nella percezione comune, lo scandalo supremo, il gesto inaccettabile. Il diritto lo ha giudicato per molto tempo un reato; la religione lo considera peccato, condannandolo come atto di ribellione e apostasia; la società lo rifiuta, tendendo a sottacerlo o a giustificarlo con la follia, quasi fosse l'aberrazione antisociale per eccellenza. E non si può dire che siano mancate riflessioni e analisi - da John Donne a Hume, da Voltaire a Schopenhauer, da Durkheim alla messe di studi psicologici e psichiatrici - volte a spiegarlo. Il problema, nella sua essenza, è rimasto intatto. James Hillman capovolge qui ogni prospettiva. Come egli stesso scrive, non senza vigore polemico, questo libro "mette in discussione la prevenzione del suicidio; va a indagare l'esperienza della morte; accosta la questione del suicidio non dal punto di vista della vita, della società e della "salute mentale", bensì in relazione alla morte e all'anima. Considera il suicidio non soltanto come una via di uscita dalla vita, ma anche come una via di ingresso nella morte". Poiché nell'esperienza della morte l'anima trova una rigenerazione, l'impulso suicida non va necessariamente concepito come una mossa contro la vita, ma come un andare incontro al bisogno imperioso di una vita più piena. Più che di essere spiegato, ci dice in sostanza Hillman, il suicidio attende di essere compreso.
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Anno edizione:2010
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