Mi piacerebbe che questo libro fosse più conosciuto, perché i racconti contenuti sono bellissimi. Le storie si svolgono in Canada e sono piacevolmente contemporanee, l'autrice è una donna giovane. Sono racconti col buco come ciambelle, perché tutti si sviluppano attorno a un'assenza, che, paradossalmente, è solida, un nucleo di vetro trasparente o invece lattiginoso, a secondo che sia ben definita o invece più sfumata. L'elemento mancante è in genere un familiare e l'assenza è un abbandono. Quelli che restano, non so se sia moderna rassegnazione o british fair play, spesso si trovano a fantasticare su cosa starà facendo il fuggiasco/a: viaggiando in Europa? Indossando stivali alti? Lavorando come bibliotecaria? Non c'è odio o disperazione, quanto stupore, l'idea di una mancanza che non si riesce a riempire ma con la quale bisogna convivere, di una vita da portare avanti, limitando i danni. I racconti non sono allegri né tristi, mi hanno lasciato una bellissima sensazione di luce e di spazio, l'idea che le strade non sono necessariamente segnate e che c'è tempo e modo di scegliere una direzione. Colloco l'autrice fra Alice Munro e Andre Dubus, per il poco che lo conosco. Di Alice Munro c'è il Canada, la pacatezza dei toni che aumenta la lucidità della visione, lo splendore e l'immediatezza della prosa: non l'ascendenza scozzese e alcune ambientazioni rurali; le storie di Deborah Willis sono contemporanee, cittadine, con riferimenti a tradizioni askenazite. Di Andre Dubus, un'idea di luminosità che viene dalla fiducia nell'essere umano. Leggeteli, sono bellissimi.
Svanire
Vi è in ogni biografia un punto di rottura, un prima e un poi. Vi è in tutte le narrazioni una perdita di equilibrio: può accadere che qualcosa irrompa o che, come nel caso di queste 14 storie, svanisca. Come avviene a Nathan, scrittore di provincia che abbandona il suo scrittoio in soffitta, sceneggiature incompiute, domande irrisolte di chi è rimasto a casa. Che siano una gelataia con il viso coperto di lentiggini che porta il nome di Nina Simone, o l'insegnante di francese alla ricerca della libertà, i personaggi di queste storie sono come ancorati a un evento incancellabile: un vuoto con il quale camminano, respirano, convivono. La scomparsa scava il solco del dubbio: qualcosa non è andato via per sempre, è semplicemente altrove, lontano, invisibile, ma c'è, e questa presenza è un movente di straordinaria complessità. Deborah Willis, giovane talento della letteratura canadese, esplora l'assenza, le modalità con cui si abbandona o si è abbandonati e lo fa con economia di parole, nitidezza di immagini, controcampi e alternanza di punti di vista. "La gamma emotiva e la profondità di queste storie, la chiarezza e l'abilità compositiva sono stupefacenti." (Alice Munro)
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Lingua:Italiano
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SERGIO CORTI 12 marzo 2017
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