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Nel suo terzo disco Leïla Olivesi rende omaggio alle antiche regine africane di cui è lontana discendente, di sangue ma anche per sublimazione di femminilità. Lo fa con il jazz che le è al momento più congeniale, ossia in trio, con qualche occasionale ospite di talento. Olivesi vede il suo trio come un albero, di cui il contrabbassista Yoni Zelnik rappresenta le radici, solide e profonde, e il batterista Donald Kontomanou le foglie, svettanti a offrire prospettiva e ampiezza visiva. Così le idee sonore acquisiscono profondità, la musica è forte e ramificata, in linea con un jazz che discende dall’Africa e attraverso la tradizione di Ellington e Monk, Randy Weston e Andrew Hill, Abdullah Ibrahim e Geri Allen, fino al collettivo SFJAZZ, acquisisce sapori e colori.