Train de vie
«Ma di che cosa parlano le poesie di Riccardo Bravi? Leggendo i testi di questo libro si ha la percezione di una sfocatura, come se l'autore stesse parlando in souplesse, per una sorta di distratta elencazione di stati d'animo, di cose viste e sentite, attraversate una volta e ritrovate in una specie di stato di semi-veglia. È come se l'autore stesse ripescando con noi fotogrammi perduti, attimi, durate brevi e definite (i mattini, i pomeriggi, le sere...: non giorni, ma frantumi). In queste aperture di diaframma su un flusso di coscienza interminabile si mescolano letture e cose della vita, la citazione fulminante e la sensazione quotidiana. L'universo in queste poesie sembra essere stato messo sottosopra da un evento tellurico accaduto tanto tempo prima e di cui restano, sul terreno, le rovine. Sono indizi, stati della mente, evocazioni fuligginose che Bravi ci mette sotto gli occhi, dicendo e al tempo stesso ricoprendo di una sorta di cenere penitenziale o dubitosa l'appena detto». (Daniele Piccinni)
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Anno edizione:2022
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