Trouble

Trouble è una sorta di patchwork: le sue 11 canzoni non solo sono eclettiche dal punto di vista del genere, ma si susseguono come vignette cucite insieme, scene rubate in cui Gina descrive l'incontro con uno sconosciuto su un treno, un litigio con la figlia adolescente o la nostalgia di passare in auto davanti a una certa zona del quartiere che è rimasta immutata da sempre. È la politica del quotidiano, un'opera femminista non per gli slogan o i cartelloni, ma perché è un ritratto sincero di un'artista donna che semplicemente esiste. “È un po' fuori dal comune, un po' fuori dagli schemi, e mi piace sempre andare lì”, dice Gina a proposito dei toni diaristici dell'album. “Ho dato all'album il sottotitolo non ufficiale ‘Trouble I've Caused and Trouble I'm In’ (I guai che ho causato e i guai in cui mi trovo), quindi le canzoni sono basate su quella sensazione, su quel luogo pericoloso in cui ci si trova”. Pertanto, il fattore che accomuna tutte le canzoni di Trouble non è una singola ideologia, un tema o un argomento, ma Gina stessa.