Non è facile per un genitore ripercorrere la malattia di un figlio, soprattutto se questa conduce alla morte un tesserino di appena quattro anni. Sono pagine di forte dolore, ma anche di grande speranza. I personaggi, in primis la piccola Pauline, sono forti ed agguerriti, perché non è concepibile che un male così devastante possa colpire bambini così piccoli. Una famiglia unita dove l’inno alla vita è cantato a squarciagola dalla tenera bimbetta che crede ancora alla magia e che spera sia proprio quella a farla guarire completamente. Ci saranno momenti in cui il maligno sembri essere stato sconfitto riportando i sorrisi e la voglia di riprendere da dove si era interrotto, ma tornava sempre, più crudele ed inesorabile di prima.
Tutti i bambini tranne uno
"Il lungo anno in cui morì nostra figlia fu il più bello della mia vita." Una frase così, la può dire solo un padre: un padre sfacciatamente innamorato, arrogante, disperato, esibizionista, inerme, sarcastico, corazzato di tutta l'eloquenza della lingua francese. Philippe Forest ci racconta la vita e la morte di Pauline dal primo all'ultimo giorno. Pauline è un'adorabile bambina di tre anni che ha un lieve dolore al braccio sinistro. Il pediatra, un po' preoccupato, le prescrive una serie di analisi. Si tratta di un cancro rarissimo che si diffonde rapidamente e le fa gonfiare il braccio. I genitori, Alice e Philippe, seguono costernati l'ingranaggio clinico. Dopata di morfina, la bimba subirà un'operazione… è un successo di breve durata, la "pallina" torna e con essa il dolore. Dopo il calvario di più ospedalizzazioni risulta che il male ha raggiunto un polmone. Una seconda operazione riesce, ancora una volta, a sopprimere il tumore e tuttavia "il cancro era come una fiamma che correva su un grande foglio di carta". Si estende all'altro polmone, impedisce alla bimba di respirare. Stavolta è veramente la fine, è soltanto una questione di ore, di minuti. I genitori assistono alla morte della loro unica figlia. Questa la trama, fredda, spietata. Philippe Forest non lo è. Con una scrittura vibrante e poetica racconta le giornate di vacanza con Pauline, i suoi giocattoli preferiti, le fiabe condivise, la pazienza e il coraggio di quella creaturina, la sua maturità di fronte al dolore e all'impensabile. Intreccia e fonde questa storia con la storia della letteratura, lascia che venga sbranata dalla letteratura proprio perché ha imparato che i corpi amati scompaiono, mentre le parole che verranno fabbricate dopo la morte non salvano e non abbelliscono nulla. Vincitore del Prix Femina 1997, Tutti i bambini tranne uno, pubblicato per la prima volta da Alet nel 2005, e oggi riproposto da Fandango, è il libro che ha reso celebre in Italia questo autore.
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CristianaA 15 settembre 2022Dolorosissimo
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