Umano e nonumano. Lévi Strauss, Jonas e la ragione dialettica
Il filo conduttore del libro è un’interrogazione sul senso della storia a partire dalla sua problematizzazione. A ciò è finalizzata l’interpretazione dell’antropologia strutturale di Lévi—Strauss, imperniata sulla rivisitazione del rapporto tra il pensiero "addomesticato" e il pensiero "selvaggio" delle società primitive, apparentamente prive di storia: da essa emerge una originale dialettica sincronica, la quale si delinea come un’articolazione dell’indivisione originaria della vita, che invece la civiltà occidentale ha spezzato.
Il libro affronta quindi le nuove prospettive etiche aperte dall’immissione della vita nonumana nell’orizzonte della storia, a partire della proposta teoreticamente più robusta, tra quelle emerse nel nuovo ambito dell’etica ecologica, il "principio responsabilità" di Hans Jonas. Una convergente sporgenza dei percorsi novecenteschi della ragione dialettica è infine ritrovata in due passaggi dell’itinerario di Sartre e di Paci: la riflessione del primo sul rapporto tra cultura della guerra e cultura della pace, e quella del secondo sul "limite dialettico", ovvero sulla crisi epocale del nostro tempo determinata dal venir meno della comunicazione tra forme specialistiche e vita.
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Anno edizione:1996
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