Se non dò il massimo punteggio a questo thriller “vampirico” ambientato in una Venezia “sinistra anche di giorno” è principalmente perché l’autore, inglese di nazionalità, fa suoi ed enumera i soliti clichés sugli Italiani: parlano a voce alta e gesticolano; la mafia non è stata sradicata; ogni politico, per fare carriera, in particolare agli inizi, deve essere per forza corrotto. Ciò precisato, va detto che il thriller è molto coinvolgente, orchestrato in maniera magistrale e narrato sotto tre punti di vista differenti (quello della coppia protagonista: Angela e Bronson; quello delle ragazze veneziane rapite; quello di Angela rapita in un secondo momento), i quali confluiranno alla fine in un tutt’uno. In tutto il romanzo scorre sottile un senso di mistero e di orrore non ben definito che lascerà perfino il finale sospeso tra la realtà e qualcosa di ben più oscuro ed inenarrabile la cui interpretazione razionale sfugge come polvere al vento. Ed è proprio il sottaciuto a rendere agghiacciante la narrazione molto più di alcune scene violente e macabre. Lo scrittore si è ampiamente documentato sul folklore vampirico e ha preso spunto, come dichiarato dopo l’epilogo, da alcuni fatti veramente accaduti: la sepoltura di una nobildonna ungherese considerata una donna vampiro ed il celebre ritrovamento, avvenuto a Venezia nel 2009 in una fossa comune, del teschio di una donna con una pietra posta tra le mascelle.
