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Anno edizione: 2002
Anno edizione: 2010
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Un buon viaggio amplia le nostre vedute, ci insegna l'umiltà, talvolta ci umilia e ci dà l'opportunità di rivalutare le nostre abitudini e le nostre sovrastrutture. È tutto questo che prova Gulliver, protagonista di quattro viaggi in continenti e città fantastiche, che allegoricamente ed iperbolicamente illustrano i difetti e le virtù dell'umanità. I piccoli Lillipuziani ci guardano con timore, i giganti di Brobdingnag ci considerano insignificanti, ma a loro volta esisteranno popolazioni ancor più grandi o ancor più piccole che renderanno la nostra dimensione solo relativa. Alcune culture ci faranno sentire superiori ed evoluti, mentre altre ci faranno percepire come arretrati e viziati. Gulliver, rappresentante della nostra cultura, parlando delle usanze del nostro Paese con gli abitanti di queste terre sconosciute, talvolta li stupisce, altre li inorridisce. Con un efficace senso d'astrazione, dunque, Johnathan Swift ci permette di osservare e valutare noi stessi da fuori, parlando di luoghi fantastici che in parte ci rappresentano. La misantropia di Swift raggiunge il suo apice nel capitolo dedicato agli Yahu, in cui l'intera specie umana viene messa in discussione attraverso il paragone con una razza superiore di cavalli parlanti. È un romanzo amaro, difficile da digerire, che con la sua irriverente satira mette in luce i tanti difetti che ci affliggono. Tuttavia, nonostante il tono pessimistico, lascia la speranza di un possibile miglioramento. L'importante è mantenere una mente aperta e, quando possibile, cercare nuovi esempi e modelli anche al di fuori della nostra zona di comfort, cercando di valutare noi stessi da prospettive inedite.
Riletto dopo tanti anni, ho potuto apprezzare la tagliente ironia con cui l'autore narra le vicende del chirurgo di bordo Gulliver con un occhio che si rivolge costantemente alla realtà storica della sua Inghilterra e della condizione dell'uomo in generale. I viaggi per mare portano Gulliver prima nel regno di Lilliput , poi in quello degli uomini giganti e, passando dall'isola volante di Laputa e dalla terra di Lagado, giunge nel luogo dove cavalli intelligenti regnano su omuncoli ripugnanti sia fisicamente che moralmente ai quali, suo malgrado, il protagonista si accorge di assomigliare. Il soggiorno tra questi nobili e saggi esseri gli permette di migliorare costantemente e di capire che per vivere bene non è necessario avere più del necessario. Ma il destino lo costringerà ad allontanarsi anche da questa terra di pace e a tornare in patria dove per molti anni dovrà combattere con il disgusto che i suoi simili gli provocano, ora che riesce a vederli con la luce della verità, cioè come essere egoisti, viscidi, litigiosi e dalle continue brame inappagabili. Un romanzo sempre attuale nonostante sia stato scritto all' inizio del Settecento in cui si parla di avventure per mare ma allo stesso si fa una feroce satira della società. Consigliato.
Il libro è scritto in maniera piacevolissima e non dimostra affatto gli anni che porta. Non è solo un libro per ragazzi, è una satira sferzante verso l'ipocrisia, le falsità e gli inganni del potere politico, culturale e religioso. Una per tutte: la spaccatura feroce nel paese di Lilliput tra i Partegrossiani e i Partepuntiani, culminata in stragi, guerre ed esili. La divisione è tra coloro che ritengono che l'uovo sodo debba essere sbucciato dalla parte grossa e quelli che invece pensano che si debba cominciare dalla parte affilata. I sapienti teologi del regno hanno consultato gli antichi testi sacri che dispongono: Tutti i veri credenti rompano l'uovo dall'estremità più confacente! Ovviamente l'interpretazione è dubbia con quel che ne segue. Quanto penso che il libro è stato pubblicato nel 1726 sono preso dallo scoramento e dal pessimismo. La natura umana è quel che è, cambiano i tempi, le mode e le tecnologie, ma in verità i vizi e le virtù umane restano invariate.
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