Quando, alla fine del XV secolo, gli Europei, con mal celato timore, iniziano ad avventurarsi oltre le Colonne d’Ercole programmando le loro prime spedizioni attraverso mari sconosciuti, i Cinesi, inspiegabilmente, sospendono i loro viaggi per mare, da secoli patrocinati dalla Corte imperiale o intrapresi per fervida iniziativa privata di armatori e mercanti.Ripiegandosi in una aurea sclerosi, la letteratura di viaggio cinese – esistente in uno stato embrionale almeno fin dal III secolo prima di Cristo e caratterizzata nei secoli successivi da una produzione quantitativamente insuperata da ogni altra letteratura – godrà di un periodo di grande creatività e popolarità. Questo milieu marinaro, per lo più sconosciuto al mondo occidentale e al pubblico italiano, viene qui riproposto da un improbabile viaggiatore del XX secolo che ha tentato di trasferire nella sua traduzione le impressioni affidate da autori eterogenei alla allusiva lingua cinese classica.Ma la letteratura di viaggio non è soltanto documentazione storica o etnografica, è – e deve essere – immaginario, evasione, ‘mirabilia’ e sogno che possa essere ricordato, visionario trompe l’oeil, miraggio e talvolta allucinazione: qualcosa di sempre stravagante come le correnti, ciclico come le maree o sedimentato come la terra emersa.
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