"Non è più questione di 'Scuola romana' o di 'Pubblico della poesia', di anni Settanta dello scorso secolo o di Nuova poesia: Giorgio Manacorda è semplicemente diventato - nel corso di questi ultimi quindici anni circa - uno dei maggiori poeti italiani viventi. Lo è diventato con l'oltranza della sua spinta lirica, col ritmo coinvolgente, associativo, misterioso di chi ha deciso di lasciare che la lingua poetica si slanci e si controlli da sé. In questo nuovo libro, Manacorda sembra aver molto imparato e tutto dimenticato: i suoi versi nascono da un gesto assoluto, perfetto e indigente, in cui s'incontrano potenza e povertà. Ne scaturiscono paesaggi strani, inferni lungamente frequentati, figure cangianti, le diverse, appassionanti fattezze della Donna e del Senso. Non a tutti è dato di viaggiare al centro della Terra, dove la pressione è terribile e sembra di sparire nella materia che ci circonda, di coincidere con essa. In qualità di poeta, saggista e critico letterario, Manacorda ha attraversato tutta la storia recente della nostra letteratura: adesso ci appare capace di superarla, quasi senza volerlo, con la fiamma oscura della sua lingua, con i suoi versi ordinati e dolorosi, col puro guadagno delle sue perdite". (Paolo Febbraro)
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Anno edizione:2014
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