The Visitor
di Neil Young, Promise of the Real
Quando Neil Young è entrato in studio con i Promise Of The Real alcuni mesi fa, il paese stava attraversano un periodo che mai e poi mai Neil avrebbe voluto vedere o creduto di poter vedere. Nel brano di apertura risiede tutto il significato dell’album “I’m a Canadian by the way and I love the USA…Already great, you’re already great. You’re the promise land, the helping hand, no wall, no hate, no fascist”.
Alla fine delle registrazioni, Neil sapeva di aver fatto uno dei suoi album più diversi di sempre: un viaggio musicale nel cuore e nella mente di uno dei più onesti sperimentatori del rock’n’roll.
E il viaggio assume anche un aspetto quasi geografico attraverso la nazione e senza una mappa, senza una destinazione e con la curiosità dei tanti e diversi incontri che si possono fare. È un album che, nonostante tutto, risuona di positività e di speranza in un futuro migliore solo se le persone capiscono che devono pregare insieme. Nell’ultima canzone dice “Earth is like a church without a preacher, the people have to pray for themselves”.)
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