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autostrade noir e spiagge. un romanzo psichedelico ambientato negli anni 70. un'indagine impossibile per il confuso detective protagonista di questo capolavoro (consiglio la visione del film di paul thomas anderson con joaquin phoenix).
Thomas Pynchon o si ama o, naturalmente, si odia. Purtroppo è un autore che si rifà agli antichi versi del poeta latino Orazio: Odio il volgo profano e me ne tengo lontano. La letteratura del genio classe ‘37 di Glen Cove non cerca, e non ne ha il bisogno, consensi. Non pretende pressoché niente. Nessuno è obbligato a leggere un romanzo di Thomas Pynchon. Nessuno. Anche perché sarebbe non vero dirvi che lo stile di questo autore sia alla portata, e soprattutto al gusto letterario, di tutti. Tuttavia, chi lo conosce, chi lo ama, chi ha già letto alcuni dei superlativi romanzi, sa benissimo in quale giostra sta mettendo i piedi. Sa benissimo cosa gli aspetta. Tanta, tanta, sterminata, infinita carne sul fuoco!
Leggendo, vivendo, ridendo questo libro, mi son chiesta quanto avrebbe potuto darmi di più se avessi potuto cogliere ogni singolo riferimento alla musica, alla televisione, alla cultura californiana della fine degli anni '60 con cui Pynchon arricchisce la narrazione in un caleidoscopio di colori inconfondibilmente hippy. Eppure va bene così. E' stata comunque un'esperienza unica e irripetibile. Un trip, un viaggio allucinatorio, una parodia dei noir anni '40 in salsa fricchettona. In realtà una sorta di canto del cigno. Di una Nazione, di un Ideale, di un Grande Sogno Americano mai realizzato. Ma non di Thomas Pynchon. Che ha ancora tanto da scrivere, e da dire, e da sbattere in faccia così, senza paura, senza peli sulla lingua, senza illusioni. Un faro nella notte, anzi no, più probabilmente... l'incandescenza di una sigaretta nella nebbia di questo mondo, a indicarci una possibile via di fuga. O della speranza che, al posto della nebbia, ci sia finalmente qualcos'altro.
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