Non è l’azione a dare ritmo e tensione a questo romanzo. Una strage all’inizio, una serie di morti sospette di cui leggiamo, la teoria di un ex poliziotto che vorrebbe collegarle e attribuirle a un serial killer. Ci sono i sopravvissuti, ognuno a modo suo, che conducono esistenze diverse all’ombra della tragedia che si è abbattuta su di loro. Non c’è un ordine cronologico nella narrazione. Si va avanti e indietro, a volte passato e presente sono paralleli, esattamente come accade quando ci fermiamo a pensare e la nostra mente vaga senza una meta precisa. C’è la realtà come viene raccontata e fotografata, c’è quello che ricordiamo, in base a una strana selezione che il nostro cervello opera, con omissioni, abbellimenti, buchi neri. La verità è come la realtà, ha i molti volti di chi la cerca o pensa di conoscerla. Mai uguale, nemmeno se pensata dalla stessa persona, perché in ognuno di noi c’è un io nascosto che non corrisponde a quello che gli altri conoscono; c’è un ricordo che non può essere detto, c’è una presenza oscura che ci accompagna e si manifesta quando siamo più vulnerabili, che gli altri intravedono senza rendersene conto. È questo il viaggio che ci propone Chaon. Sprofondiamo nei meandri della mente dei suoi personaggi, cogliamo indizi sparsi qua e là con grande abilità e alla fine tocca a noi trovare la soluzione o il colpevole, se vogliamo chiamarlo così. Tocca a noi con i nostri meccanismi mentali, le nostre predilezioni, stabilire chi è il colpevole o decidere che nessuno è innocente.
