Libro letto nel 2014. E’ un’opera imponente, che travalica i confini del reportage giornalistico per diventare un grido, una requisitoria e, soprattutto, una mappa geopolitica del narcotraffico globale. Con lo stile tagliente e incalzante che già aveva contraddistinto Gomorra, Roberto Saviano costruisce un’opera ambiziosa che intende mostrare non solo come funziona il traffico di cocaina, ma chi davvero comanda nel mondo. Attraverso una narrazione che fonde indagine, testimonianza e riflessione personale, l’autore ci conduce dentro i meccanismi economici, militari e politici delle grandi organizzazioni criminali: dai cartelli messicani e colombiani, alle ‘ndrine calabresi e i clan napoletani, fino alla penetrazione nei mercati finanziari e nei governi corrotti. E’ il denaro il vero protagonista della storia: Saviano, infatti, non si concentra tanto sulla droga in sé quanto sulla cocaina come vettore di potere. Il “bianco” diventa metafora della modernità: una sostanza leggera che muove tonnellate di violenza, corruzione e potere. ZeroZeroZero mostra che la cocaina non è più (solo) un problema sociale, ma è il lubrificante del capitalismo criminale globale. L’inchiesta si fa a tratti quasi filosofica: chi consuma cocaina alimenta un sistema che, come un nuovo colonialismo, sfrutta, uccide, arruola, devasta. Non ci sono innocenti. Non esiste consumo “personale” che sia neutro. È una scrittura nervosa, affilata, a tratti esagitata — e proprio per questo potentemente vera.
