Non so cosa pensare della scrittura di quest'autrice, nonostante il clamore dei suoi libri non so ancora se mi piace o meno...Questo libro, ad esempio, mi ha messo, allo stesso tempo, tanta tristezza e mi ha innervosito: forse è proprio questo l'idea, far provare diversi sentimenti contemporaneamente
Zoo
Chiusi in un mondo a parte, in un recinto domestico che oscilla tra lo Zoo di Tennessee Williams e un set di Ingmar Bergman, tre personaggi senza nome - il padre romantico e fragile, la madre onnipotente e manipolatrice, e la dolce "innocua figlia" non poi così candida - si amano lungo gli anni di un amore malato e claustrofobico, sfidandosi a colpi di seduzioni, ricatti, tentazioni morbose, ambizioni frustrate, fino ad annientarsi l'un l'altro in un rituale di umiliazione, mutilazione, eliminazione prima emotiva e poi carnale. Il romanzo è un monologo ossessivo, un dramma della memoria raccontato dalla figlia che ricorda in un lungo flashback.
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Autore:
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Anno edizione:2008
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Maryg75 23 novembre 2022Qualche dubbio
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Leonard_woolf 23 luglio 2022Storia di una famiglia disfunzionale
"Zoo" di Isabella Santacroce è il recinto domestico all'interno del quale tre persone si amano di un amore oscuro e claustrofobico. È una famiglia in cui una figlia senza nome, un padre debole e troppo emotivo, una madre squilibrata e manipolatrice lottano per salvaguardare ciascuno il proprio equilibrio psichico, equilibrio che è soltanto apparente, un nome sbagliato assegnato al groviglio di pulsioni e bisogni violenti e pericolosi. Chi parla e sempre parlerà all'interno del romanzo è "l'innocua figlia" non voluta da un matrimonio privo di amore. Un aborto mancato, un corpo sputato fuori. La crescita in una famiglia difficile è un rituale di ossessione e umiliazione: chiusi in un recinto domestico, i tre umani si seducono e si ricattano, distruggono il poco che riescono a costruire, si odiano e si spiano, attori e spettatori di una tragedia greca ambientata ai giorni nostri. Con una scrittura fremente e concitata, Isabella Santacroce seduce il lettore intrappolandolo in una storia cupa e feroce, così piena di odio e di dolore da trasformare il grido dell'ossessione in materia dura e incandescente. La rovina alla quale lentamente, inesorabilmente va incontro questa famiglia stanca e malata brilla attraverso il prisma della sofferenza di chi non ha mai saputo prendersi cura di sé. Cosa succede a chi non si ama e riversa nell'altro le proprie mancanze affettive? Dove si finisce quando la strada che percorriamo è un inferno lastricato di minacce e di bugie? Questo. Succede esattamente questo.
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Sembra una normale famiglia con i problemi di tutte le altre, ma ha anche un tassello in più come le altre, un tassello che nessuna delle altre vede. E' un tassello macabro, con i risentimenti della madre, l'odio della figlia, il padre rassegnato. Ogni famiglia con problemi, mi ha fatto riflettere, ha un tassello macabro che le differenzia. Ho notato pure un paragone con gli animali verso la fine, una chiave per difenderli, ci definisce come animali in gabbia ammaestrati e sottomessi, e mi ha fatto riflettere per buona parte del romanzo. Illuminante quasi, direi.
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