Il libro parte bene, è bello, proprio un bell’oggetto, piacevole da tenere in mano, toccare, sfogliare. La copertina è accattivante, la carta della giusta consistenza. Insomma, fin dall’acquisto (per altro nella Feltrinelli più bella d’Italia, quella di Lucca!) ci sono tutti gli ingredienti per una lettura di successo (una di quelle che, in poche parole, non è destinata all’abbandono del libro). Purtroppo, però, fin dalle prime – belle al tatto – pagine, sono stata gelata da una scrittura fastidiosa, che probabilmente non sarebbe stata così fastidiosa, se avessi letto il libro in inglese. Probabilmente (me lo auguro) la scelta dei traduttori di usare una sintassi che dell’italiano ha poco è stata consapevole e non un errore. Certo è che è piuttosto fastidioso leggere un testo in italiano in cui, fra le altre cose, la punteggiatura segue le regole di un’altra lingua. Ma pazienza, il libro è bello e la trama interessante. E poi, quando si legge un libro tradotto, si deve tener presente che è stato pensato in e per un’altra lingua. Invece di abbandonare il libro infastidita, come talvolta accade, ho proseguito la lettura. Scritto nella forma di un diario mensile da un narratore esterno onnisciente, ma che tutto non rivela, il romanzo di Melinda Moustakis è la storia di un uomo e di una donna, di un marito e di una moglie, che, nel corso di qualche anno, cercano di diventare una coppia. Se il segreto e la menzogna sono ciò che inizialmente tiene separati i due personaggi, sono anche ciò che li terrà uniti e che li farà ricominciare, insieme, una vita a più cuori.
150 acri
Lirico, violento, epico e intimo allo stesso tempo, 150 acri è un piccolo grande capolavoro della narrativa americana contemporanea che racconta l’azzardo dell’amore e il desiderio di trovare il proprio posto nel mondo.
Alaska, 1956. Marie, poco più che adolescente, si trova a Anchorage, sulla Baia di Cook, in visita a sua sorella più grande, Sheila, che vive lì con il marito Sly. Quando nell’unico locale della zona, il Moose Lodge, il suo sguardo incontra quello di Lawrence, il giovane uomo le si avvicina e le dà un pezzetto di carta su cui ha scritto solo due parole: 150 acri. Lei, a sua volta, risponde con l’indirizzo del trailer dove è ospite di Sheila. Pochi giorni dopo, Lawrence e Marie, quasi senza conoscersi, decidono di sposarsi e raggiungono i 150 acri di lande selvagge per farne insieme la propria casa. Per Lawrence costruire una casa e fare una famiglia con Marie significa cercare di non sentirsi più estraneo a ogni cosa che lo circonda; per Marie quella terra e il matrimonio con Lawrence rappresentano la fuga dal futuro vuoto e il sogno di una vita migliore. Nei mesi successivi, mentre lavorano per fare di quei 150 acri un luogo che possano davvero chiamare casa, Lawrence e Marie dovranno affrontare non solo animali feroci e l’immensa solitudine che li circonda, ma anche, e soprattutto, ciò che l’uno dell’altra non conoscono e neppure immaginano…
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Anno edizione:2024
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In commercio dal:17 aprile 2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ce 19 gennaio 2025Proporzioni
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iudinski 30 dicembre 2024Emozionante
Storia che catapulta la maggior parte di noi in una dimensione della vita totalmente nuova, Moustakis con questo romanzo narra quasi per sensazioni. Mi è piaciuto!
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Beatrice 30 dicembre 2024150 acri
150 acri è una storia di frontiera, fisica – l’estremo Nord, l’Alaska che da territorio diventa il quarantanovesimo Stato degli USA nel 1958 – e interiore: una fuga da un destino predeterminato alla conquista di una identità. È un libro durissimo, che non fa sconti, sulla precarietà e sull’umano e terribile sforzo di conferire senso alla vita, una durevolezza che possa permettere di varcare i confini angusti dell’esistenza del singolo e si possa aprire al futuro. I due protagonisti, infatti, sono due spiriti feriti e con un fardello pesante che viene dal passato; per loro quel lembo di terra rappresenta il tentativo di trovare un posto nel mondo. Proprio la terra è il centro attorno al quale si dipana la trama del romanzo: quella selvaggia dominata dalle forze ferine degli animali e dal mutare delle stagioni e quella intesa come proprietà, agognata e ottenuta, strumento di legittimazione di sé come individuo. La prosa è ricca e varia, dal periodare franto e concitato ai passi dall’ampio respiro poetico. Di grande bellezza sono gli squarci descrittivi dei maestosi paesaggi naturali, che fanno percepire l’inanità dell’esistenza umana e nel contempo aprono il cuore alla meraviglia.
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